Teatro

“Uomo e Galantuomo”, Geppy e Lorenzo Glejises in scena nel segno di Eduardo

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ROMA – Geppy Glejises e Lorenzo Glejises, con la partecipazione di Ernesto Mahieux, portano in scena “Uomo e Galantuomo” per la regia di Armando Pugliese, nel segno del grande Eduardo De Filippo.

Come scrive il regista Armando Pugliese nelle note di presentazione dello spettacolo, «”Uomo e Galantuomo” di Eduardo De Filippo è un meccanismo comico straordinario che narra la storia di una compagnia di guitti scritturati per una serie di recite in uno stabilimento balneare. Proverbiale la scena delle prove di “Mala Nova” di Libero Bovio, in cui un suggeritore maldestro, continuamente frainteso dagli attori, ne combina di tutti i colori. Poi gli intrecci amorosi si mescolano alla finta pazzia, unica via per evitare duelli e galera. Una commedia dal sapore “scarpettiano”, in cui si ritrovano temi cari a Eduardo: l’atavica lotta tra la faticosa miseria di chi tira a campare e la fatua ricchezza di chi può giocare con la vita delle persone; il perbenismo farisaico di nobili e borghesi; l’irriverente critica a un teatro declamatorio o sciatto e cialtronesco».

Eduardo De Filippo scrisse “Uomo e galantuomo” all’età di soli ventidue anni, ma aveva già lavorato a lungo con Eduardo Scarpetta: «È una commedia che fa molto ridere, in cui è possibile ritrovare la grandezza di Eduardo, ancora agli inizi della sua drammaturgia. Tutte le scene si svolgono ruotando sul gioco dell’equivoco, sull’ambivalenza dettata dal riconoscimento e non-riconoscimento dei personaggi. Il cast è formato dagli attori che fanno parte della Compagnia di Geppy Gleijeses, che si sono uniti ai miei collaboratori storici per l’allestimento scenico: questo incontro è stato davvero proficuo. In particolare, con Geppy Gleijeses avevamo già lavorato più volte insieme: il nostro è un rapporto ormai collaudato, ci troviamo bene a collaborare e condividere le nostre avventure teatrali. Inoltre, la parola e il linguaggio di Eduardo De Filippo sicuramente ci uniscono: essendo tutti napoletani – attori e regista – ci si ritrova subito, nel senso di un’appartenenza culturale comune», conclude Pugliese.

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