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Una generazione artistica, la traccia dell’arte da zia a nipote

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In comune hanno la terra di origine e quella in cui sono cresciuti, la propensione artistica e in questo caso il cognome: Arianna e Michele Di Romano sono zia e nipote, hanno una generazione di differenza e una passione per l’arte “viscerale”, come piace ricordare ad Arianna, che con la sua macchina fotografica cattura gli sguardi e l’attenzione quotidiana a differenza di Michele che quell’attenzione la dedica nei suoi lavori letterari fatti di ambientazioni e scenari frutto della sua mente ingegnosa e fantasiosa.

Entrambi sono per metà di origine siciliana, ma cresciuti a Domusnovas in Sardegna: sono una miscela delle due isole.

Proprio Arianna in terra sicula ha deciso di stabilirsi e di creare il suo punto di appoggio, nelle pause tra un viaggio e l’altro, nel borgo medievale di Gangi situato a 1000 mt di altezza nelle Madonie in provincia di Palermo dove ha ristrutturato un’antica casa dell’800 dandole nuovamente vita e affetti.

Una lunga e continua ricerca personale

Arianna ha cominciato a prendere la macchina fotografica e a scattare giovanissima, attratta in maniera viscerale dal mezzo e dalla fotografia, la sua sensibilità nell’affrontare le situazioni la caratterizza da sempre e la ha accompagnata in ogni suo lavoro fotografico in giro per il mondo dalla Sardegna ai paesi dell’ex Jugoslavia, passando per la Sicilia e le nazioni dell’sudest asiatico, “nella mia ricerca c’è molta introspezione, è come se trovassi me nell’altro”, attraverso i suoi viaggi e ai suoi scatti che per lei sono una continua ricerca di se stessa.

Adora fermare il tempo e immortalare i momenti quotidiani delle vite delle persone che fotografa facendo da tramite per mostrare agli occhi degli osservatori le fragilità, i segni del tempo e la dura realtà degli ultimi e lo fa con una sensibilità forte ricercata attentamente negli sguardi e nei gesti di chi ha più bisogno di voce e tutto questo in maniera fugace facendo parlare i protagonisti dei suoi scatti: “Faccio emergere principalmente il desiderio di stare accanto a chi non ha voce, quell’umanità più fragile che spesso spaventa i più, ricerco proprio questa autenticità nei miei lavori, l’umanità nella sua più fragile essenza”, in giro per il mondo.

Un lungo tragitto fatto di scatti

Non è stato un percorso facile, soprattutto all’inizio dove i suoi lavori sono rimasti inediti e talvolta attribuiti ad autori diversi, tutto questo per capire cosa pensassero davvero gli osservatori.

Il carattere e la paura di mostrare il proprio punto di vista, soprattutto agli inizi ha bloccato tanto quella giovane fotografa che ha sempre messo a fuoco situazioni tristi e forti, realtà autentiche fatte di persone comuni che lottano tutti i giorni nella quotidianità evidenziate nei suoi scatti con la scelta del bianco e del nero, colori che descrivono la sofferenza e che portano l’osservatore a immergersi nella realtà dello scatto osservato.

Quella giovane fotografa è poi diventata una fotoreporter apprezzata e riconoscibile nello stile e nei temi trattati nei suoi lavori, ha unito la sua passione per la fotografia con quella per i viaggi: sono tanti ad oggi i luoghi da lei visitati nel mondo e tantissimi sono i volti e le situazioni da lei catturate con la sua macchina fotografica.

Partita dalla Sardegna dove ha documentato la situazione della comunità Rom di Carbonia, i suoi viaggi la hanno portata a conoscere il parentado di questa comunità nei paesi slavi tra Serbia e Bosnia Erzegovina spostandosi poi tra i paesaggi e i volti dei paesi dell’Asia sudorientale, in Giappone, ma anche in Sicilia, dove vive tutt’ora, tramutando in pellicola gli aspetti più naturalistici e storici ma senza tralasciare gli aspetti più duri di questo luogo: il suo impegno verso gli altri non è mai mancato perché tra i luoghi e i protagonisti dei suoi scatti sono presenti anche i detenuti del carcere di Caltagirone.

Il suo lavoro ha permesso ad Arianna di esporre i suoi scatti a delle importanti mostre: al Palazzo Branciforte di Palermo con il progetto monografico “Universi silenziosi” e con il progetto “Oltre lo Sguardo” alla prestigiosa mostra alla Palazzina Marfisa d’Este di Ferrara che gli sono valsi delle recensioni positive in tantissime testate regionali (Rai Sicilia) e nazionali come Repubblica e l’inserto Io Donna del Corriere della Sera dove Vittorio Sgarbi che è anche ideatore della mostra ferrarese ha recensito positivamente il lavoro fotografico della fotoreporter.

L’amore per il volo e quel forte desiderio di casa

Oltre all’amore per i viaggi e per la fotografia Arianna ama l’alta quota: “mi affascina quel tipo di osservazione, a volte è davvero straordinaria”, ha il brevetto di pilota di volo e cerca di cogliere il suo punto di vista da fotografa anche dall’alto: “naturalmente da quella prospettiva, anche il lavoro fotografico assume un valore differente, è per questo che amo volare e fotografare in volo” ma quel continuo volare che intercorre tra un viaggio e l’altro le fa sentire ogni tanto quella nostalgia di casa e della famiglia che porta sempre dentro, in ogni momento e che per lei assume un valore primario e forte, sentendo spesso la necessità di fermarsi e di respirare quella quotidianità poco presente per via del lavoro e dei suoi impegni: “Quando mi sposto per i paesi del mondo cerco sempre negli altri un po’ dello sguardo dei miei genitori, un po’ di quello dei miei nonni e di tutte le persone a me care; cerco il profumo della famiglia, della mia casa, quella dove sono cresciuta” e in ogni posto del mondo è sempre alla ricerca di un legame che ricordi il significato di famiglia: “Lo trovo spesso, soprattutto quando la tenerezza degli occhi che racconto mi arriva dritta al cuore, in quei momenti non mi sento persa, ritrovo il filo che unisce ogni cosa.

Ma ovviamente la mia terra, la mia gente, la mia famiglia, talvolta mi fanno quasi morire di nostalgia ed è allora che prometto a me stessa di far ritorno a casa”.

L’ideatore di mondi

Se lei cattura gli sguardi e gli spaccati di vita dei suoi soggetti nei suoi viaggi, Michele ha una fantasia e un’immaginazione talmente estrosa che gli permette di creare dei mondi e delle ambientazioni verosimili alla nostra realtà umana.

È un ragazzo come tanti, ha 18 anni e frequenta l’ultimo anno del Liceo Scientifico, adora la scrittura e la storia, andare in palestra e uscire con gli amici secondo la zia: “È sempre stato molto determinato e ha mostrato le sue passioni in tenerissima età, l’amore per la lettura ad esempio” e ha cominciato fin da piccolo a inventare e scrivere storie che sono entrate andando avanti con l’età in un contenitore che potesse includerle evolvendosi poi in un universo narrativo da lui creato fatto di lingue, culture, religioni e popoli propri di quel mondo narrativo da lui ideato e che continua ancora oggi a curare e migliorare.

Inizialmente il mio desiderio era solamente di creare un mondo in cui ambientare le storie” fino a quando a scuola Federica Musu, la sua professoressa di Storia e Filosofia si è accorta della sua propensione per la scrittura, mostrando subito un grande interesse per le sue idee e il suo lavoro dando la possibilità al giovane ragazzo di mostrare i suoi progetti a un pubblico più ampio permettendogli in qualità di organizzatrice della Fiera del Libro di Iglesias di partecipare a questo evento nell’Ottobre scorso: “non ringrazierò mai abbastanza la professoressa che ha reso possibile che le mie idee venissero mostrate ad un pubblico più ampio rispetto al solo gruppo dei miei amici. Infatti, se non fosse stato per lei e per la scuola non avrei partecipato alla Fiera del Libro e non sarebbe scaturito questo interesse per il mio lavoro”, anche la scuola per Michele ha un ruolo centrale in ciò: “è stata molto utile perché qui ho conosciuto altre persone che come me scrivono ed in generale sono molto creative, con le quali ho potuto descrivere e scambiare idee in modo molto proficuo”.

Idee chiare e tanti sogni nel cassetto

Tra le sue passioni come abbiamo già riportato all’inizio c’è la storia di cui è sempre stato un amante fin da bambino, ma l’ispirazione per i suoi lavori la ritrova quotidianamente nelle campagne e nei paesaggi montani di Domusnovas ma anche tra le persone che conosce, adora tantissimo leggere tanto che proprio la lettura a suo modo di vedere ha influenzato il suo lavoro complessivo.

È facile notare in lui una maturità, una padronanza e una spontaneità nelle conversazioni e tanti sogni nel cassetto da realizzare, il tutto affrontato con la giusta consapevolezza, gli piacerebbe in futuro poter rendere la sua passione il suo lavoro e in questo è abbastanza fiducioso: “con il giusto approccio e con dedizione penso che sia possibile trovare prospettive lavorative in campo letterario, sebbene non facilmente e anche con un po’ di fortuna” ma anche consapevole che è impossibile fare tutto da soli e che è importante incontrare e conoscere le persone giuste con cui condividere e scambiare idee per poter crescere: “è molto difficile fare tutto da soli” perché: “la fortuna sta nell’incontrare persone giuste che possano apprezzare fino in fondo il tuo lavoro e farlo conoscere dando ad esso la possibilità di emergere ed essere notato”.

Tra i tanti sogni, Michele ha anche quello di scrivere delle sceneggiature per i film e se gli chiediamo se c’è qualcosa che la zia Arianna le ha trasmesso lui ci risponde così: “l’amore per i viaggi, anche se è abbastanza teorico, in quanto non ho viaggiato molto per ora e l’interesse per le cose esotiche e rare” ricorda con piacere quando la zia viveva ancora a Domusnovas prima di spostarsi in Sicilia: “ricordo sempre con piacere quando viveva ancora qui, andavo a casa sua da piccolo e mi mostrava tutte le sue cose provenienti da mezzo mondo”.

Tra una generazione e l’altra rimane traccia dell’arte che rimane all’interno di una stessa famiglia, una passione coltivata costantemente, che permette di relazionarsi e confrontarsi con il mondo e con le persone durante un percorso di crescita in continua evoluzione, un messaggio che vale per chi crea arte per lavoro, per passione e per chi comincia da appassionato sperando in futuro di poter trasformare la sua arte in lavoro e per chi nonostante gli anni vive ancora con la stessa passione degli inizi il suo percorso di artista.

di Gianmatteo Puggioni

 

Foto di Michele Di Romano                        Foto di Arianna Di Romano

Foto di copertina di Michele Di Romano

 

 

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