Oggi, 16 Luglio 2020, si chiude un’epoca, con l’ultimo romanzo dell’epopea del Commissario Montalbano, scaturito dal genio siculo del grande scrittore Andrea Camilleri. Ho volutamente scelto di non essere contaminato da anteprime, evitando di ascoltare o leggere alcune pagine estratte da Riccardino, ultimo romanzo del maestro uscito postumo per una decisione presa dall’autore insieme alla Casa Editrice Sellerio, per assaporare appieno il testo nell’intimità del mio io e poter scrivere queste righe scevro da condizionamenti. Non poteva che essere così, per uno dei grandi scrittori del nostro secondo novecento, padre del più celebre commissario della letteratura italica e del cinema, perchè grazie al piccolo schermo i romanzi polizieschi hanno avuto un volto, dei luoghi e una potenza emotiva ancora più intensa seppur diversa.
Era il lontano 2005 quando, Camilleri, dopo aver pubblicato “La luna di carta” incontrò Elvira Sellerio per consegnarle un romanzo, sempre sul Commissario Montalbano, dal titolo Riccardino, facendosi promettere che, quello, sarebbe stato l’ultimo romanzo della serie ad uscire in un lontano futuro. Perchè la stoffa del grande scrittore si coglie dai gesti inspiegabili, comprensibili forse a pochi solo dopo molto tempo. Come tutti i giallisti o scrittori di noir di spessore, era emotivamente alla ricerca di una conclusione per non incappare nel dilemma che attanaglia gli scrittori “seriali”: la conclusione del racconto dopo tanti episodi. Quindi la forte personalità dell’autore teatrale Camilleri risolse tutto con un colpo di teatro: sarebbe stato lui a a congedare Salvo Montalbano, la sua penna, i sui sentimenti; noi scopriremo come.
Anni dopo, nel 2016, nell’incedere dei racconti del commissario che si facevano sempre più intensi e moderni, riprese in mano quel manoscritto per “sistemarlo”, come asserì l’autore. Rivide il linguaggio, ma non cambiò nè la trama nè quel titolo che sembrava provvisorio e che, come nella tradizione italica, restò uguale; il provvisorio, da noi, è per sempre. La casa editrice, per non far torto a nessuno, autore e lettori appassionati, pubblicherà anche un’Edizione Speciale, dove sarà possibile ammirare il racconto finale nella prima stesura, imparando a scorgere forse un pizzico della metamorfosi linguistica di Camilleri, inventore di un linguaggio suo divenuto poi anche nostro; era una lingua che si sprigionava come la lava di un vulcano, era il vento caldo di un’estate siciliana, era il profumo del mare che avvolgeva un’isola ricca di narratori, colori e sapori.
Per anni Andrea Camilleri ha cullato sulle sue pagine milioni di italiani, per anni il suo interprete televisivo, il monumentale Luca Zingaretti, ha dato corpo e voce al personaggio un po’ “sbirro” e un po’ animo gentile, sempre dalla parte della verità e degli uomini semplci. Con Riccardino mettiamo un punto in fondo alla pagina, quella più difficile da chiudere, perchè quando si conclude un libro vorresti che quell’ultima pagina non arrivasse mai. Ora che ho terminato ogni parola per chiudere questa mia, lascio la conclusione alle parole di Malamuri di Olivia Sellerio, canzone oggi ancor più malinconica e presente come una delle colonne sonore della serie tv RAI. E non mi “scassate i cabbasisi” perchè non mi macchierò l’animo traducendo in italiano queste bellissime strofe.
Lu Malamuri
ca t’arrivota e annagghia l’ali
Alliscia li penni
e supra ‘a cuda jetta lu sali
Vampa di focu
e comu sciara ti nni cali
E tu ca fusti la vita mia,
Ciatu, sangu di lu me sangu
E stidda, lacrima di lumía
Iu cu lu cori di fangu
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