Settimana impegnativa per il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump: dopo aver firmato un ordine esecutivo contro i social network, attua dei provvedimenti contro la Cina e contro l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I rapporti con Pechino sono deflagrati durante la pandemia da coronavirus, con pesanti accuse rivolte al regime comunista asiatico.
Quelli con l’OMS si sono dapprima congelati (con l’accusa di sinocentrismo) ed infine sgretolati, con l’annuncio della fine dei rapporti da parte del tycoon. Gli USA versano (versavano) 450 milioni di dollari all’OMS, la Cina 40. Trump ha chiesto una riforma, ricevendo un rifiuto. Ed ha deciso di sospendere ogni forma di finanziamento. L’Unione Europea, Germania in testa, prega perché si possa ricucire lo strappo: un ammanco simile di denaro non sarebbe facilmente superabile.
Lato Pechino invece, la situazione è molto più complessa: gli USA insistono sul fatto che la Cina abbia nascosto evidenti prove sulla presenza del coronavirus antecedenti l’allarme. Ma non solo, perché si spazia dallo spionaggio al furto di segreti industriali, dalla concorrenza sleale all’espansionismo illegale in territori dell’Oceano Pacifico che minaccia la libertà di navigazione, fino alla legge sulla sicurezza nazionale appena approvata che mina l’autonomia di Hong Kong e pone fine alla libertà della quale hanno fin qui goduto i cittadini dell’ex colonia britannica. Una violazione degli accordi internazionali che dovrebbero garantire questa autonomia almeno fino al 2047.
“La Cina afferma che sta proteggendo la sua sicurezza nazionale. In realtà a Hong Kong sta invadendo col suo apparato di sicurezza quello che fino a ieri era un bastione di libertà”. La misura più grave annunciata da Trump è la fine dello statuto speciale fin qui concesso dagli Stati Uniti al territorio di Hong Kong. Pessima notizia per la Cina, ma soprattutto per la città il cui dinamismo industriale e finanziario è alimentato proprio da questi privilegi commerciali. Non è chiaro quanto rapido e profondo sarà l’intervento di Trump, che si è limitato ad ‘avviare l e procedure per la revoca’ senza fissare una scadenza e senza indicare quali trattamenti preferenziali verranno eliminati. Il presidente ha però precisato che “il mio annuncio odierno riguarda l’intero spettro degli accordi che abbiamo con Hong Kong, compresi la revoca del trattamento preferenziale e le facilitazioni di viaggio e doganali con le quali oggi trattiamo la città in modo diverso dal resto della Cina”.
Le risposte di Pechino fino a questo momento hanno sempre eluso le questioni sanitarie legate al coronavirus e mirato più che altro alla presunta incapacità amministrativa di Trump nella gestione dell’emergenza. Ma davanti a queste accuse ed a questi provvedimenti ci si attende una risposta maggiormente articolata.
Comment here