ROMA – Bastano un “like” o un “segui” e parte subito il tentativo di raggiro. Oramai il “fuffaguru” nostrano, falsa divinità del guadagno facile, affina le sue armi e va a caccia di vittime soprattutto sui social. Le prede preferite sono i giovani, inesperti in campo finanziario e facilmente manipolabili grazie alla leva denaro. Il tentativo di contatto avviene spesso su Instagram, con un messaggio privato. Ma anche altre piattaforme social possono esporre a dei rischi. Non è un caso, infatti, che il 26% delle vittime delle frodi legate agli investimenti abbia meno di 30 anni, mentre il 77% di tutte le truffe si consuma su piattaforme tecnologiche come i social media (fonte: Barclays Bank, banca internazionale britannica).
“Le truffe non solo non si fermano, ma diventano sempre più aggressive”, spiega Andrea Unger, trader internazionale e unico ad aver vinto per 4 volte il Campionato del Mondo di Trading nella categoria Future, “cavalcano il trend del momento e mettono in evidenza investimenti apparentemente redditizi offrendo promesse di rendimenti elevati e privi di rischi. Questi truffatori riescono ad alimentare nelle persone la speranza di replicare lo stesso successo di quei pochi fortunati che ce l’hanno fatta, creando un pericoloso circolo di inganno e aspettative irreali. Oggi, l’ampio utilizzo dei social network e l’aumento degli investimenti online ci rendono particolarmente suscettibili alle truffe, soprattutto quelle finanziarie. Un click o un semplice like può esporci alle insidie di finti guru che, sfruttando proprio i social network, cercano di adescare nuove vittime, soprattutto tra i giovani. Questi sono spesso bersagli privilegiati, spinti dalla scarsa cultura finanziaria e dalla volontà di emulare coetanei che mostrano uno stile di vita ricco e lussuoso. Tuttavia, è fondamentale ricordare che il sogno di lauti guadagni senza adeguate conoscenze non fa sconti a nessuno”.
Il problema dell’alfabetizzazione finanziaria è il fil rouge che lega tutte le truffe nel corso del tempo. In passato i truffatori si focalizzavano sul Forex. Poi è stata la volta di Amazon, azienda ben nota per la sua forte crescita in borsa. Successivamente il focus si è spostato sulle criptovalute. Qui l’attenzione si è concentrata su Bitcoin: le storie di ricchezza dei primi investitori hanno infatti alimentato un mito capace di attirare le persone verso il trading di criptovalute facendo leva sulla loro sfera emotiva. Oggi però va segnalato che spesso le vittime sono soprattutto i giovanissimi, anche in età da liceo perché, proprio su alcuni social, trascorrono molto del loro tempo.
“L’idea di fare soldi con Bitcoin sfrutta la paura di molti di perdere l’occasione di tutta una vita”, spiega Unger. “Questa paura è in gergo detta FOMO, dall’inglese Fear Of Missing Out, ed è tipica di tutte quelle persone che, al solo sentir parlare di “Bitcoin”, termine che evoca grandi guadagni, sentono di avere finalmente la possibilità, unica e irripetibile, di diventare ricchi. Non hanno alcuna competenza o preparazione finanziaria, ma pur di non perdere il famoso treno che passa una sola volta nella vita, si gettano a capofitto nel mondo degli investimenti, correndo il rischio di fare scelte avventate e pericolose”. E anche le promesse di guadagni in apparenza ragionevoli nascondono spesso delle insidie.
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