I sardi non apprezzano la nuova geografia degli Enti locali della Sardegna approvata nei giorni scorsi dalla Commissione Autonomia del Consiglio Regionale. È quanto emerge da un quesito posto da SWG nell’ambito di un’indagine sul clima sociale nell’isola commissionata dalle ACLI della Sardegna. Secondo l’indagine condotta su 1000 cittadini sardi, il 71% del campione intervistato non approva la riforma, mentre solo il 16% si dice d’accordo, con solo il 2% tra questi che ha dichiarato di essere molto d’accordo con la proposta. Il ritorno alle otto province, con la nascita della Città Metropolitana di Sassari e l’allargamento a 72 comuni di quella di Cagliari, sembra quindi non piacere proprio ai cittadini delle attuali cinque province sarde che appaiono allineati nel dirsi in disaccordo con la decisione del Consiglio Regionale. Dal campione, infatti, emerge come tale uniformità di opinioni sia trasversale sul piano della collocazione politica degli intervistati. L’81% degli elettori di Centrosinistra si dice in disaccordo con la riforma, così come il 68% degli elettori di Centrodestra; stesso discorso per gli elettori di Centro e non collocati, il 66% dei quali non approva la proposta. Il campione, articolato in base ai territori vede il 66% dei cittadini dell’attuale provincia di Sassari contrario, il 69% in provincia di Nuoro e il 72 di Cagliari, mentre si arriva sino al 71 e al 77% nelle province del Sud Sardegna e di Cagliari. Rispetto all’autocollocazione come ceto sociale, il 54% del ceto popolare si dichiara contrario, il 69% nel ceto medio basso e il 78% del ceto medio alto.
“Si tratta di un dato su cui riflettere con attenzione – commenta il presidente delle ACLI della Sardegna Franco Marras – e da non sottovalutare. Da una parte il dato ci dice che le istituzioni, soprattutto quelle territoriali, devono avere una vera utilità che ad oggi non appare minimamente percepita, dall’altra occorre fare attenzione all’uso dei referendum e a quelli che possono essere percepiti come tentativi di aggiramento della volontà popolare. La scelta del Consiglio Regionale, pur animata dalla volontà di dare rappresentanza ai territori non pare incontrare l’apprezzamento dei cittadini”. Quello del numero delle province è un dilemma che sembra non voler abbandonare la Sardegna. E così, dopo l’istituzione nel 2001 di quattro nuove province, che si univano alle quattro storiche, il Referendum del 2012 che le aboliva e il successivo riordino del 2016 con la nascita della Città Metropolitana di Cagliari, oggi per i sardi si apre un nuovo capitolo, con tutte le perplessità e i dubbi che, non solo i cittadini, ma anche la stessa politica sta sollevando in queste ore.
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