La corte d’assise d’appello di Palermo assolve gli uomini dello Stato imputati e già condannati in primo grado con pene severissime per la trattativa Stato-Mafia.
Assolti gli ex ufficiali Carabinieri dei Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, perché il fatto non costituisce reato.
Assolto per non aver commesso il fatto l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, il quale sin dall’inizio del processo si è sempre detto del tutto estraneo a i fatti che venivano a lui imputati.
Dunque Dell’Utri non recapitò minacce per conto della mafia al primo governo Berlusconi e non fu quindi la “cinghia di trasmissione” del potere mafioso con il governo in carica.
Ufficialmente la locuzione perché il fatto non costituisce reato lascerebbe forse intendere che ci furono dei contatti tra gli uomini delle istituzioni e rappresentanti mafiosi ma questo non costituisce reato, e lo Stato Italiano non avviò ne portò avanti trattative in cambio di far cessare le stragi di mafia.
La sentenza di secondo grado, alla quale seguiranno entro novanta giorni le motivazioni, ribalta così il processo che in primo grado nel 2018 inflisse pene severe ai rappresentanti dello Stato.
Dodici anni a Marcelli Dell’Utri e Mario Mori, otto anni a De Donno furono le pene più severe che la corte d’assise di primo grado inflisse ai rappresentanti dello Stato.
Pene ridotta se pur lievemente anche per Leoluca Bagarella cognato di Totò Riina, mentre viene confermata la prescrizione per Giovanni Brusca.
Si chiude quindi un processo d’appello cominciato nell’Aprile del 2019 che scrive una nuova pagina di verità processuale per le istituzioni Italiane.
di Luca Norco
Fonti: stampa nazionale; Ansa; sentenza Corte d’appello d’assise di Palermo
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