PESCARA – Due mesi fa era stato arrestato in Turchia con l’accusa di essere un foreign fighter. Ora il giovane, un 24enne originario di Loreto Aprutino (Pescara), è stato rinviato a giudizio e verrà processato il prossimo 5 ottobre dalla corte d’assise dell’Aquila. A gennaio una rilevante operazione di polizia giudiziaria aveva portato al fermo del ragazzo per associazione e arruolamento con finalità di terrorismo internazionale, apologia del terrorismo e istigazione a commettere delitti di terrorismo.
La Digos della Questura di Pescara, insieme al personale del servizio per il contrasto all’estremismo e terrorismo esterno della Dcpp/Ucigos, aveva eseguito l’ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo de L’Aquila a carico del 24enne, nato e residente in Svizzera, per aver partecipato ad un’associazione terroristica di matrice islamica quale Jabhat Al Nusra – affiliata al movimento terroristico Al Qaeda – e per aver diffuso attraverso Facebook alcuni video inneggianti allo Stato Islamico.
All’aeroporto di Hatay in Turchia, i poliziotti turchi avevano consegnato ai loro colleghi italiani il foreign fighter che, una volta terminate le procedure di rito, era stato imbarcato su un volo di Stato diretto all’Aeroporto di Pescara. Sulla pista dello scalo abruzzese c’erano ad attenderlo gli investigatori della Digos, che lo avevano condotto in Questura.
La vicenda personale dell’arrestato è iniziata nel 2014 quando il giovane, ancora minorenne, viveva in Svizzera; dopo un rapido percorso di conversione all’Islam e la completa radicalizzazione, si è avvicinato all’impegno jihadista, culminato con la partenza nel settembre dello stesso anno, verso il fronte siriano per militare nel gruppo Jabhat Al Nusra (attualmente denominato Jabhat Fatah al Sham), impegnato nella regione siriana di Idlib, all’epoca roccaforte di Al Qaeda. Prima di partire per il fronte di guerra in Siria, il giovane si è sposato con una cittadina turca nata e residente in Germania, che lo ha poi raggiunto.
Le indagini della Digos di Pescara sono iniziate alla fine del 2014 ed hanno consentito di acquisire numerosi elementi probatori circa il reale sostegno del cittadino italiano alle fazioni terroristiche operanti in quei territori di guerra. Per giungere all’individuazione della persona arrestata, i poliziotti italiani hanno utilizzato strumenti investigativi tecnici e – anche alla collaborazione delle polizie svizzere e turche – sono riusciti ad acquisire importanti riscontri dell’effettivo coinvolgimento del soggetto nei combattimenti sul territorio siriano contro le truppe del presidente Assad e riguardo alla sua costante presenza nell’area, al confine tra la Siria e la Turchia, controllata dai gruppi di Jabhat Al Nusra.
È stata, quindi, emessa a carico dell’indagato, nell’ottobre 2017, un’ordinanza di custodia cautelare con mandato di arresto europeo e successiva diffusione delle ricerche in campo internazionale. L’operazione ha assunto nei mesi successivi anche una rilevanza di carattere umanitario, avendo consentito la messa in sicurezza del nucleo familiare del terrorista, composto dalla moglie tedesca di origini turche e da quattro figli minori (di 10, 5, 4 e 2 anni), di cui gli ultimi tre nati in Siria ma a tutti gli effetti cittadini italiani. Quest’ultimo obiettivo è stato raggiunto anche attraverso un’importante attività di cooperazione tra la polizia italiana e quella turca con il coinvolgimento delle autorità diplomatiche italiane presenti in Turchia.
L’operazione conclusasi a gennaio, che ha portato alla cattura del terrorista e alla messa in sicurezza della famiglia, era stata caratterizzata da un’ininterrotta attività di persuasione nei confronti del foreign fighter affinché si consegnasse alle autorità italiane, attraverso l’opera dell’esperto per la sicurezza della Polizia di Stato ad Istanbul e il costante supporto del personale dei servizi di sicurezza esterna dell’Aise.
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