Nei fondali dell’Isola d’Elba, dove si effettuano immersioni, sono state rinvenute delle carcasse di squali. A dare la denuncia è Legambiente Arcipelago Toscano che sui propri profili social ha pubblicato le foto di animali morti. Nella nota si legge: “Da giugno i diving centers elbani segnalano il rinvenimento di squali e razze morti sul fondale dei punti di immersione della zona di Marciana Marina. Non si tratta di pesci morti accidentalmente perché gli elasmobranchi presentano segni lasciati dall’attività di pesca, come palamiti. La sistematica scelta di noti punti di immersione e l’escalation osservata nell’ultimo ritrovamento in cui i gattopardi erano anche legati con filo da palamito, fa pensare ad un deliberato atto di disturbo nei confronti delle attività di immersione subacquea”.
Lega Ambiente ha provato a fornire una spiegazione sull’episodio: “Gli episodi sono cominciati probabilmente in seguito all’installazione delle boe per l’attività diving finanziati dal progetto Interreg EcoStrim. Le boe sono state posizionate sui punti di immersione per permettere ai diving center di ormeggiare senza dare fondo alle ancore proteggendo in questo modo i fondali e limitando anche l’attività di pesca negli immediati dintorni. Questo, insieme alla scoperta di un’ordinanza relativa al relitto dei dolia ancora attiva che interdice tutte le attività nella zona di punta del Nasuto (compresa l’immersione), potrebbe aver causato l’avvertimento da parte di qualche pescatore che, con queste azioni, non fa certo del bene alla sua categoria. Siamo certi che questi avvertimenti provengono da un ridottissimo gruppo di persone che ancora pensa al mare come a una proprietà di cui possono disporre solo loro”.
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