Il 25 e 26 Ottobre avranno luogo, come previsto, le elezioni amministrative in Sardegna. Tra i 160 comuni che rinnoveranno il consiglio comunale, ci sarà la terza città più popolosa dell’isola, Quartu Sant’Elena, dove la battaglia per il ruolo di sindaco sarà complessa e certamente molto sentita da tutti gli schieramenti in lizza. Questa testata, che fin dalla sua nascita ha avuto un occhio di riguardo per la politica, in particolare quella regionale, oggi ha raggiunto telefonicamente uno dei candidati al ruolo di sindaco, Graziano Milia, per la coalizione civica Rinascita Quartu, per porgergli alcune domande sulla campagna elettorale in corso e sulle questioni inerenti il comune.
Che città si troverà ad amministrare se dovesse essere eletto e che città vorrà lasciare?
La città che trovo è quella che tutti conoscono, una città sofferente, in difficoltà da molto tempo. Naturalmente, una sofferenza alimentata da quello che sta accadendo se pensiamo al covid 19, e con i cittadini che in alcuni momenti appaiono o potrebbero apparire rassegnati. Il messaggio che io voglio lanciare è che non ci si deve rassegnare. Quella che voglio lasciare, o che lascerò tra 5 anni , te la riassumo con una battuta di Gianni Agnelli: anche quando si fa una cosa bene, si può fare meglio. Ecco io mi auguro nei prossimi 5 anni di fare bene, voglio fare bene; tanto bene da lasciare la città a qualcuno che farà meglio di me.
Quartu Sant’Elena è una delle città più popolose della Sardegna, quali sono le criticità di un grande centro urbano?
Sono innanzitutto quelle tipiche di un grande centro urbano, credo in questo caso alimentate dal tipo di inurbamento che Quartu ha conosciuto, che non è stato un inurbamento riconducibile a vicende economiche, o a spostamenti demografici ben identificati. Si pensi all’inurbamento dei centri della cintura milanese, con degli inurbamenti che avevano una ragione economica, e paradossalmente gli inurbamenti che avevano anche una provenienza, cioè interi quartieri che ospitavano, per esempio, emigrati campani, che andavano a lavorare in Lombardia, o calabresi o siciliani. Quartu non ha tutto questo, non ha un inurbamento che è avvenuto per motivi economici, o di provenienza, è un inurbamento significativo e importante che si è costituito grazie al fatto che il mercato immobiliare quartese era, 30 o 40 anni fa, molto competitivo, per la città metropolitana di Cagliari. Questo ha indotto molti cittadini a venire a vivere a Quartu. Naturalmente questo ha generato problemi di identità, problemi di crescita comune di una comunità, è una cittadinanza che è cresciuta per tratti che addirittura non dialogavano tra loro. Da qui la famosa definizione di “città dormitorio”, una città non vissuta, una città semplicemente residenziale. L’unica città che cresce, in Sardegna, mentre tutte le altre città perdono abitanti, Quartu meno di altre, è Olbia, dove c’è un’attrazione economica, un’attrazione diversa da quella che ha conosciuto Quartu a suo tempo.
Il 2020 è un anno particolare, il covid sta influenzando il nostro modo di vivere: come sindaco, quindi come amministratore, come pensa di affrontare questa fase, ancora incerta e che misure pensa di adottare in caso di aumento del numero di positività?
Io credo che l’unica misura che ci sia da adottare sia quella del rispetto delle regole che il governo nazionale e il comitato scientifico nazionale hanno indicato. Io sulla questione sono molto netto: ognuno la può pensare come vuole, ma in questi casi ci vuole un regia centrale uguale per tutti. Io non penso a provvedimenti diversi o iniziative diverse, penso che si debba far rispettare bene quelle che sono le indicazioni del comitato scientifico nazionale e le indicazioni del governo. Poi, si può essere d’accordo o meno, però sono quelle e vanno rispettate, ne parleremo dopo sull’essere d’accordo meno. Non mi pare che qua in Sardegna abbiamo dato un buon esempio. Io ricordo, a chi ci legge, che in tutta Italia si è votato il 20 e 21 Settembre; anche in Sardegna si è votato in quei giorni per il referendum. Ricordo invece che noi andremo a vorare il 25–26 Ottobre, con una spesa di 10 milioni di euro, in più, e con dei rischi in più, enormi. Quello che io intendo fare è di rispettare le decisioni del comitato tecnico-scientifico nazionale che la Regione Sardegna non ha fatto, per esempio, per le elezioni.
In questi ultimi anni la politica sta vivendo una fase di scoramento e di grandi cambiamenti, ritiene che il voto delle prossime amministrative risentirà di tutto questo?
Senza dubbio, lo scoramento, l’ansia, i timori e le paure sono una cosa che appartengono a tutto il mondo, particolarmente alla parte del mondo dove viviamo, l’Occidente o, come direbbe chi viene dalla mia cultura, l’Occidente Capitalista. Certo che ci sono ansia e paura, la globalizzazione ha cambiato tutto e, non per citare me stesso, l’ultimo libro che ho scritto si intitolava “LA paura come risorsa” . Noi dovremo avere l’intelligenza, lo dico oggi che c’è stato lo sciopero per l’ambiente dei giovani, di trasformare la paura in un’occasione per cambiare e cambiare in meglio. Quello che mi auguro è che la paura, anzichè generare semplicemente angoscia, diventi una risorsa.
Quella che la sosterrà sarà una coalizione civica, pensa che questa corsa fuori dalla coalizione con il PD possa giovare, sia in termini numerici sia di consenso oppure no?
Ma, questo non lo so, devo dire che non avevo in mente questo ragionamento quando ho pensato che lo strumento civico fosse lo strumento più utile e più opportuno. Ho fatto un altro ragionamento. Quartu è in una condizione di difficoltà eccezionale, merita degli strumenti eccezionali, necessita di una mobilitazione collettiva dei cittadini; per vere questa mobilitazione non dobbiamo mettere un cappello politico. Questo è stato il ragionamento che ho fatto. Poi non ho nulla contro i partiti, contro la politica, tutt’altro; c’è la richiesta non di cancellare la propria provenienza politica ma di metterla a disposizione per un progetto più ampio di rinascita della città. Questa è una cosa eccezionale, quello che io dico è che questo lo si faccia oggi. Io non ho nulla con i partiti, vengo dai partiti e credo che siano utili. Tra 5 anni dovranno tornare gli schieramenti classici, centro destra e centro sinistra. Oggi no, oggi siamo un una condizione particolare che merita un intervento particolare.
La cultura, spesso lasciata ai margini della politica nazionale e locale, che peso avrà nell’amministrazione comunale che vorrà guidare?
Il peso che ha avuto in tutte le esperienze di governo di Graziano Milia, ne ho fatto quattro, due in comune e due in provincia. Credo di essere ricordato per questo. Quando divenni sindaco per la prima volta trovai, parlo in euro ma allora erano in lire, 30 mila euro nel bilancio della cultura, a fine anno, quindi dopo 6 mesi portai quel bilancio a 600 mila euro. Quindi Quartu ha bisogno, usando una frase di Mario Draghi, di un “Bazooka di cultura”. Di cultura, di Sport, di associazionismo, ha bisogno di rivitalizzare un tessuto umano che è presente nella città, di donne, uomini, giovani e anziani che devono essere messi in condizione di vivere la città, di sentirla loro e di sentirsi protagonisti.
Se dovesse riassumere la sua campagna elettorale in poche parole, cosa direbbe?
Direi che, quella mobilitazione collettiva che cercavamo di generare..sai cosa ti dico? Penso che ci siamo riusciti, che stiamo riuscendo.
Pensa che l’affluenza alle urne sarà influenzata dal problema del covid 19 con questo costante aumento dei casi di positività?
Sarà influenzata, penso che questo produrrà forse un effetto inaspettato: parteciperanno più persone. Alle scorse elezioni partecipò il 52% degli elettori. Io sono convinto che questa volta non saremo dal 60% anzi, forse lo supereremo. Perchè i cittadini , come dicevi tu prima i cittadini sentono, hanno delle angosce, delle paure e vogliono sentirsi rassicurati da chi dovrà amministrare. Quindi vorranno partecipare. Magari, credo, non saremo distanti dal 60% e forse lo supereremo.
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