Tra i maggiori intellettuali italiani del XX secolo, Cesare Pavese era poeta, scrittore, traduttore e critico letterario. Vincitore del Premio Strega nel 1950 con “La bella estate”, Pavese è uno degli autori più sorprendenti della letteratura italiana, nonostante non trovi ancora lo spazio che merita tra le biblioteche degli italiani.
Considerato uno degli interpreti più significativi del Novecento, Pavese ha raccontato nei suoi romanzi e nelle sue poesie la realtà popolare e contadina, con uno sguardo sempre rivolto alle altre letterature europee. Non tutti sanno che fu tra i primi a interessarsi alla letteratura statunitense, di cui fu anche traduttore.
Nato nel 1908 in un piccolo paese nelle Langhe, in provincia di Cuneo, ebbe un’infanzia segnata soprattutto dalla morte del padre che, col tempo, si porterà con se fino al giorno della sua morte. La propensione al suicidio, che lui stesso definisce “vizio assurdo”, sarà un fardello che si porterà dietro fino a quando, 27 agosto 1950, a 42 anni, decise di togliersi la vita in una camera d’albergo a Torino. Sulla prima pagina di una copia de “I dialoghi con Leucò” lascia scritto a penna “Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”.
Così come altri autori, anche Pavese ebbe problemi con il fascismo e venne additato come intellettuale antifascista per aver cercato di proteggere una donna iscritta al partito comunista. Lo scrittore viene, per questo, condannato al confino. A Branaleone Calabro, iniziò a scrivere quello che viene ritenuto uno dei suoi granfi capolavori, Il Mestiere di Vivere, edito postumo nel 1952.
Se per Pavese la maturità era un mito, un traguardo da raggiungere, tanto da vedere nelle parole del King Lear di Shakespeare un obiettivo concreto: «Ripeness is all», la maturità è tutto, Il Mestiere di Vivere diventa quindi rifugio, il luogo cui affidare i pensieri sul proprio mondo di scrittore e di uomo.
Oggi, a settant’anni dalla morte di uno dei grandi scrittori europei del ‘900, fa ancora riflettere uno delle tante riflessioni contenute nell’ultima sua fatica letteraria: Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola.
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