Quale posto più rappresentativo poteva esserci per ospitare una mostra legata al patrimonio archeologico minerario sardo se non l’area dell’ex miniera di Serbariu? Proprio l’ex sito minerario, recuperato, riconvertito e diventato nel 2006 sede del Museo del Carbone ospiterà dal 1 al 30 settembre “Land of Mines”, progetto fotografico del reporter sardo Fabio Piccioni, già autore di “Montiferru” (dove ha documentato la distruzione causata dai roghi che hanno colpito le aree forestali di questa area della Sardegna nel luglio 2021) e “La città invisibile”, lavoro fotografico sull’area industriale di Porto Torres.
Il lavoro che ha come obiettivo quello di ripercorrere la storia mineraria sarda, è un progetto in continua evoluzione e aggiornamento, che attraverso la documentazione delle aree estrattive ormai dismesse e in stato di abbandono prova a restituire agli osservatori una visione contemporanea dei luoghi minerari interessati modificati e plasmati dall’uomo.
Tantissime le fotografie che costituiscono il progetto: scatti di edifici abbandonati, pozzi in disuso, discariche, gallerie sotterranee e vuoti di coltivazione, provenienti dall’archivio di Fabio Piccioni che oltre a curare il lavoro dal punto di vista dell’immagine, continua ad aggiornare Land of Mines anche attraverso i racconti dei personaggi che hanno contribuito a scrivere con il loro lavoro pagine importanti della storia estrattiva dei siti minerari.
La mostra fotografica che ha già varcato i confini regionali e nazionali, ricevendo anche dei premi, mette nuovamente piede nel territorio del sud ovest sardo dopo il successo dello scorso anno a Narcao nell’Ecomuseo della Miniera Rosas e a Domusnovas nel vecchio Mulino Sa Ferraria.
L’inaugurazione di Land of Mines nella giornata di venerdì 1 settembre alle ore 18,30 sarà accompagnata dalla visita guidata dell’autore.
A patrocinare l’evento il Centro Italiano della Cultura del Carbone (che ha sede proprio nel museo a Serbariu), il Comune di Carbonia, il Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, la Federazione Speleologica Sarda e l’AIPAI-Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale.
di Gianmatteo Puggioni
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