La motivazione principale dello sciopero, che dà forza e racchiude tutte le altre, si chiama DIRITTO dei bambini a studiare in una scuola migliore.
Queste le motivazioni riportate nella lettera firmata dalle docenti della Scuola Primaria di Budoni che ci hanno scritto. Una lettera ricca di spiegazioni e informazioni inerenti non solo lo sciopero che domani riguarderà il mondo della scuola, ma anche per sensibilizzare le forze politiche e i cittadini. Molto spesso quando insegnati e personale della scuola aderiscono agli scioperi, si crede erroneamente a un semplice “disservizio” a sfavore dei genitori e di rimando agli alunni. Ma non è così. Il personale della scuola lotta, appunto, per un bene comune che è la tutela di studenti e di lavoratori.
La lettera scritta dagli Insegnanti della Scuola Primaria di Budoni (SS)
Pubblichiamo di seguito la lettera per intero perché ricca di spunti e riflessioni.
“Alla vigilia dello sciopero generale di domani, – scrivono – avvertiamo l’esigenza di spendere alcune parole sulle motivazioni che indurranno molti di noi, lavoratori e lavoratrici del mondo della scuola, ad aderirvi e a partecipare alle diverse manifestazioni ad esso collegate.
La motivazione principale, che dà forza e racchiude tutte le altre, si chiama DIRITTO dei bambini a studiare in una scuola migliore. E di coloro che se ne prendono cura, a poterglielo garantire. Centrare tale obiettivo non è impossibile: si riesce ad andarci vicino anche in condizioni veramente ostili, ma sarebbe concretamente fattibile se il mondo della politica, nonché l’opinione pubblica, SI CONVINCESSERO che la qualità della formazione che oggi offriamo ai nostri giovani dipende, oltre che dalla formazione degli insegnanti,
– dal NUMERO di studenti accolti (spesso stipati) nelle loro classi: ancora oggi, nel nostro Istituto Comprensivo, sussistono casi limite di sovraffollamento, dove s’impara male e si respira peggio. A nulla è valsa, purtroppo, nemmeno la mobilitazione dei genitori il mese scorso: hanno ricevuto nient’altro che promesse vane rassicurazioni aleatorie dall’U.S.P. di competenza.
– Da un’ORGANIZZAZIONE DIDATTICA funzionale all’apprendimento, piuttosto che al risparmio. Noi che l’abbiamo sperimentato per anni, ad esempio, rimpiangiamo il sistema dei ‘moduli’ istituito dalla L.148 del 1990 e soppresso dal legislatore nel 2008. La cooperazione su più classi di più insegnanti specializzati nelle rispettive discipline rendeva possibile interventi didattici individualizzati, o per piccoli gruppi, preziosissimi per l’innalzamento dei livelli di apprendimento; se il regime a tempo pieno conserva ancora tali opportunità, non fa altrettanto il modello obsoleto basato sulla figura dell’insegnante unico.
– Dalla SICUREZZA che riusciamo a garantire durante le lezioni.
Con il personale A.T.A. perennemente sottodimensionato, a stento e col patema d’animo quotidiano siamo in grado di sorvegliare gli alunni che si spostano, spesso su più piani e in presenza di punti ciechi. Così è successo che, giorni fa, in una scuola del Nuorese, si siano vissute ore drammatiche per la presunta scomparsa di una bimba, fortunatamente ritrovata sana e salva. Tutti col dito puntato contro l’insegnante e il bidello di turno; non un accenno, invece, ad un doveroso ampliamento dell’organico per risolvere alla radice il delicatissimo problema della vigilanza.
– Dall’INCLUSIONE/integrazione di ogni studente nella comunità scolastica: è spiacevole dover constatare che manchi a tutt’oggi una visione affettiva, non semplicemente numerica, del problema: una nostra collega di sostegno, nonostante il lavoro, svolto con abnegazione presso la nostra scuola primaria per oltre un mese, si è vista catapultare da un giorno all’altro in una nuova sede. Questione di algoritmi. E la continuità pedagogica? Un’altra volta, magari. E nonostante il ‘Sistema’ generi siffatte storture, si procede, anche navigando a vista, nel perseguire il successo formativo di ogni singolo allievo. Si viene spronati, in questo compito, da un alto obbligo morale autoimposto: quello di dare il massimo, ogni giorno, per i piccoli che ci vengono affidati.
Ma ciò da solo non basta. Dateci una mano.”
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