Il 24 settembre, a Sassari, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presenzierà alla cerimonia di commemorazione in occasione del 10° anniversario della morte del Presidente emerito Francesco Cossiga. L’appuntamento è riportato nell’agenda ufficiale sul sito del Quirinale .
Intanto ieri, il Presidente ha rilasciato una dichiarazione proprio in riferimento al 10° anniversario della scomparsa di Francesco Cossiga, che riportiamo senza modifiche.
«Ricorrono dieci anni dalla scomparsa di Francesco Cossiga, eletto alla più alta magistratura della Repubblica il 24 giugno 1985, chiamato a svolgere il proprio mandato in una stagione di grandi cambiamenti degli equilibri internazionali e di profonde trasformazioni nella vita civile, economica, sociale del nostro Paese.
Francesco Cossiga era animato da una grande passione civile, da una fede robusta rispettosa del principio di laicità dello Stato, da una vasta cultura che lui seppe sviluppare negli studi, nell’università.
Iniziò molto giovane la militanza politica, avendo maturato una sensibilità antifascista nell’ambiente familiare. Pur assumendo in giovane età responsabilità nel partito della Democrazia Cristiana – e divenendo presto consigliere comunale e deputato – intraprese la carriera accademica come docente di diritto costituzionale.
Aveva a cuore i temi dell’autonomia regionale, dell’ammodernamento della Pubblica amministrazione, dell’equilibrio tra gli organi e i poteri dello Stato, mentre la società accelerava la sua trasformazione.
Da Parlamentare e da uomo di governo si dedicò con grande cura all’ordinamento e al funzionamento dei servizi di informazione e di sicurezza.
Atlantista convinto ed europeista sincero, Cossiga ha operato con determinazione affinché l’Italia potesse svolgere un ruolo di primo piano nell’alleanza occidentale, nel dialogo mediterraneo, nella cooperazione internazionale. Tenendo ferma questa prospettiva, si è impegnato per accorciare le distanze che dividevano i partiti italiani sulla politica estera.
Nella lotta al terrorismo è stato un tenace difensore dello Stato democratico.
L’orizzonte della sua azione di contrasto alle bande armate, e all’estremismo ideologico che le ispirava, è sempre stato caratterizzato dalla difesa dei valori costituzionali. Il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, la strage degli uomini della sua scorta, il fallimento dei tentativi di liberazione provocarono in lui una ferita non più rimarginata. Si dimise da Ministro dell’Interno assumendosi la piena responsabilità dell’operato delle Forze di Polizia e degli investigatori.
Fu un momento di frattura nella storia del Paese, e in quella personale di Cossiga.
Il Presidente Cossiga fu chiamato poi a nuove responsabilità, prima alla guida del Governo, poi alla Presidenza del Senato.
Durante il suo mandato di Presidente della Repubblica, la caduta del Muro di Berlino e i cambiamenti nell’Europa dell’est aprirono una nuova stagione, mutando radicalmente gli equilibri seguiti agli esiti della Seconda guerra mondiale.
Cossiga comprese senza ritardi che le trasformazioni avrebbero coinvolto il nostro Paese, ponendo sfide inedite alle istituzioni, alle forze democratiche, all’intera società civile. Già nel discorso di insediamento, pronunciato davanti alle Camere riunite, aveva associato la parola “speranza” con un “invito alla comune costruzione del nuovo”.
Il messaggio alle Camere sulle riforme costituzionali fu, nella sostanza, l’atto conclusivo del settennato, nei mesi in cui lui stesso ingaggiò un confronto, talvolta aspro, con esponenti del Parlamento e dei partiti.
La sua testimonianza umana e civile, gli ideali maturati fin dalla gioventù, sono parte di quel patrimonio democratico comune che siamo chiamati a trasmettere alle generazioni più giovani».
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