La capogruppo del M5S Desirè Manca denuncia la situazione del servizio sanitario pubblico della Regione Sardegna. Nell’isola infatti, le visite ordinarie sono ancora bloccate, nonostante la Regione sostenga che sia “tutto aperto”. Al riguardo ha affermato: “Alcune visite, reputate urgenti da pazienti oncologici e con gravi patologie a tutt’oggi non vengono ancora espletate. Se si chiama il Cup per prenotare una visita specialistica, gli appuntamenti vengono fissati a distanza di mesi, quando va bene, ma le agende ancora non disponibili non si contano. Siamo ben lontani dal “Tutto aperto”. Qui non si riesce nemmeno a garantire il minimo indispensabile. Altro aspetto inaccettabile, è che spesso chi chiama il Cup per prenotare visite urgenti salvavita si vede costretto a dover fare l’esame dall’altra parte della Sardegna. E chi non può permettersi di sostenere le spese per affrontare il viaggio, a quel punto che fa? Rinuncia… Non garantire i servizi sanitari sull’intero territorio regionale significa negare il diritto di potersi curare. Non si muore di solo Covid, la gente continua a star male, e la Regione ha il dovere di garantire il diritto alle cure”.
Desirè Manca ha poi aggiunto: “Ogni giorno ricevo segnalazioni da parte di persone che mi scrivono chiedendomi un aiuto”, prosegue Desirè Manca. “L’ultimo caso riguarda una donna che non riesce a farsi fare una colonscopia con carattere d’urgenza. Tutto ciò è assurdo e inaccettabile. Certo è che in questo momento di grande e grave malessere, numerosissime volte ho chiesto l’intervento dell’assessore alla Sanità, senza successo. I miei continui appelli sono rimasti inascoltati, anche in un momento delicato come questo in cui tutta la Regione soffre per la drammatica situazione in cui versano gli ospedali, in cui la carenza di personale sanitario, di dispositivi, di apparecchiature, rappresentano di fatto il motivo principale del blocco della Sanità, la Regione sembra non sentire. E di fronte alla sofferenza dei sardi si volta dall’altra parte. Le stesse promesse mancate sono state fatte ai “nostri eroi”. Medici, infermieri, Oss, ausiliari, addetti alle pulizie, persone che hanno lavorato infaticabilmente, senza orari, spesso rinunciando alla propria famiglia, alla propria vita, e oggi lasciate a casa. Chi in questi mesi ha gestito la Sanità producendo uno slogan al giorno avrebbe dovuto preoccuparsi di sbloccare le agende, perché con le belle parole, lo sappiamo, non si salvano vite umane”.
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