CulturaSud Sardegna

Sant’Antioco: dal 31 luglio al 5 settembre la mostra fotografica di Ziga Koritnik

Condividi

Cloud arrangers  (Arrangiatori di nuvole)

Si intitola così la mostra ospitata nel salone di Corso Vittorio Emanuele n. 57 a Sant’Antioco aperta fino al 5 settembre, presso l’”Art Show The Beat goes on” che riguarda una serie di ritratti che Ziga Koritnik grande fotografo sloveno ha tratto da oltre trent’anni di frequentazione di festival jazzistici in tutta Europa e in pratica in ogni parte del mondo, in gran parte perché è un appassionato della musica e dei musicisti che appunto arrangiano le nuvole, il jazz contemporaneo che prova a raccontare il modo, la gioia di esserci ma anche i disagi e le sofferenze che i musicisti raccontano con il loro linguaggio, talora anche difficile ma sempre in qualche modo coinvolgente.  Ziga è in Sardegna perché, come dice lui “ogni volta cerco disperatamente di guarire da questo male, da questa passione per quest’isola, alla fine non riesco ad oppormi alla passione che ho per i profumi delle vostre essenze mediterranei, per il sapore dei vostri cibi e dei vostri vini e per l’affetto con cui ogni volta che arrivo vengo accolto, come se non me ne fossi mai andato”.

Ma entriamo in merito alla mostra “ Racconto un mondo che in due anni è quasi sparito – prosegue Ziga – il suono cresce e si modifica in funzione dell’interazione con il pubblico, il musicista manda segnali che in qualche modo vengono captati e ritornano indietro ai suoi orecchi e alle sue viscere sensibilissime e lo portano a modificare il suo lavoro in funzione  degli spettatori, ora tutto questo è solo un ricordo. Spero davvero che l’impatto del Covid 19, dei divieti, delle mascherine, delle regole di mantenimento delle distanze termini presto, ma in questi due anni si è assistito ad un cambiamento epocale. La musica jazz fruisce in modo vitale della presenza di altre persone, il musicista non suona per se, suona, se non per gli altri, con gli altri, anche quando è un solista, la performance in una stanza vuota non ha molto senso, ed anche il pubblico che si stringe in piccoli locali o in grandi sale, o perfino all’aperto è una strumento di questa esibizione, di questo tentat6ivo di lettura del mondo. I musicisti non danno risposte, si limitano ad evocare, a domandare a se stessi ed agli altri. Se nessuno ascolta la musica jazz è morta. Certo esistono i dischi, ma la parte migliore sono i concerti è li che la musica si fa, nasce e si modifica, acquista senso e potere di toccare i corpi di chi assiste al miracolo dell’interprete o degli interpreti che intessono una tela sottile e delicata, dai mille colori e sfumature che sfiora e avvolge i presenti.”

Il libro è frutto di oltre 30 anni di corse su e giù dai backstage dei concerti, talvolta durante le prove o a fine serata, anche se molti musicisti sono pressati dal tempo strettissimo tra una esibizione e l’altra, costretti a inseguire aerei o altri mezzi di viaggio per raggiungere subito la località successiva in una rincorsa folle che li priva di una vita normale. O forse è meglio dire che la loro vita normale non è in casa e in sala di registrazione ma tra un aereo e l’altro, nelle sale degli aeroporti, nelle pause delle loro esibizioni, nel vuoto che arriva dopo aver sudato per qualche ora su un palco e per questo alcuni di loro si perdono usando sostanze psicotrope. “Cerco soprattutto di entrare in contatto con le persone – sottolinea Ziga – di incontrarli, di dialogare con loro, di coglierli con la loro vena di ironia e per qualcuno di pazzia che in fondo è la loro normalità, il segno di una sensibilità incredibile. La foto durante la performance non mi appartiene, preferisco quella durante le prove o dopo, al termine di tutto, quando rimangono le scarpe del batterista, che ha battuto tutto il tempo con i suoi piedi ritmando  con le sue percussioni, o in un momento di relax in una poltrona nella quale sono sprofondati e dalla quale sembrano emergere con un sorriso dolce, o cercare altre combinazioni con oggetti curiosi o semplicemente i loro strumenti, i loro attrezzi di lavoro, perché è un lavoro questa musica che devono produrre. Mi sono appassionato alla musica da ragazzo a Lubiana, mio padre era un ascoltatore attento, avevo vicini musicisti e anche fotografi e io insieme ho imparato la fotografia e avevo sempre un orecchio attento alla musica, così ho lavorato alla tv nazionale come cameraman e fotografo ho seguito diverse compagnie teatrali a Lubiana e in Slovenia in particolare, poi un giorno ho capito che tutto questo non mi interessava più molto, che quello che volevo davvero era incontrare queste persone straordinarie, questi arrangiatori di nuvole e sono andato a cercarli la dove si esibivano, talvolta in grandi città, alte volte in luoghi sperduti dove però, come a Sant’Anna Arresi, vi era una grande passione per il jazz e così li ho ritratti e ho cercato di raccontarli al pubblico.

di Carlo Floris

Il libro di 370 pagine con 360 foto in bianco e nero 21 per 31 cm. Può essere acquistato presso il sito del fotografo, che per stamparlo ha avviato una operazione di crowdfunding. www.zigakoritnikphotography.com

Comment here