Da due anni ormai gli ospedali sono impegnati quotidianamente nella lotta contro il covid19 e per seguire tutta una serie di regole molto restrittive per l’accesso nei nosocomi, ma anche per la carenza numerica del personale sanitario, le attività nei reparti subiscono rallentamenti. Tante sono le segnalazioni di cittadini che fanno file infinite nei pronto soccorso e lunghi sono i periodi di prenotazione per poter accedere a esami diagnostici. Alla nostra redazione ha scritto un’emigrata denunciando proprio questo genere di disservizi.
“Sembra che tutti qui siano rassegnati ad accettare la situazione e mi chiedo come mai l’opinione pubblica non ne parli. – scrive la Signora – Sono qui in vacanza e mia figlia di 10 anni ha riportato, a causa di una caduta, la frattura di tre dita della mano destra. Domenica mattina l’abbiamo portata in pronto soccorso a Iglesias, dietro consiglio della guardia medica, dove ci hanno detto che se volevamo farle fare una radiografia avrebbero dovuto chiamare il medico reperibile da Cagliari o altrimenti andare a Carbonia. Speranzosi, abbiamo scelto Carbonia dove siamo arrivati alle 10.30 e usciti alle 19.30. Solo dietro sollecito di mio marito alle 15.30 il medico ha provveduto a visitarla e a mandarla, dopo varie attese, in sala gessi. Hanno prescritto visita di controllo per oggi giovedì 12 agosto alle ore 11.00 ma dopo 4 ore in sala d’attesa non è stata ancora chiamata. Capisco benissimo la difficoltà dei pochi medici di gestire un così alto afflusso di persone da tutto il Sulcis ma ritengo inaccettabile un regresso così evidente. Manco dalla Sardegna da 15 anni e, purtroppo, vivo in Lombardia dove la sanità è un’eccellenza non solamente per i fondi,sicuramente di diversa entità, ma anche per l’etica professionale e la capacità gestionale che si riscontra in ogni struttura, anche tra i medici di base. Ammalarsi in Sardegna non è come ammalarsi al nord. Qui si rischia la vita per l’inadeguatezza e mi dispiace molto constatare questa arretratezza nel mio paese. – conclude la signora – Chi ha un infarto in corso deve sperare di trovare un medico disponibile? Mia figlia grazie al cielo non ha un problema grave ma non si può accettare in silenzio una situazione da terzo mondo.”
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