L’astronomia degli antichi, la costruzione di monumenti secondo l’apparente moto del sole e le nuove scoperte nelle profonde simbologie dell’età nuragica, con particolare riferimento a tre strutture dell’Anglona legate al culto delle acque, sono il cuore del programma della dodicesima edizione di “La misura del tempo”, il convegno internazionale di archeoastronomia in Sardegna. L’evento, in programma sabato 16 dicembre nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna a Sassari, in via Carlo Alberto 7, è organizzato dalla Società astronomica turritana e dall’Associazione Aristeo, col il patrocinio e il sostegno della Regione Sardegna e della Fondazione di Sardegna, il patrocinio del Comune di Sassari e dell’Università turritana.
I lavori sono divisi in due sessioni: al mattino, dalle 9, i relatori si alternano su temi nazionali e internazionali: apre Elio Antonello, dell’Osservatorio astronomico di Brera – Istituto nazionale di astrofisica con un intervento su “Calendari e parapegma nella Grecia classica”; segue Paolo Colona, dell’Accademia delle stelle di Roma, sull’affascinante tesi della costruzione intenzionale della Sfinge sul 30° parallelo. Si resta in Egitto con Marcello Ranieri dell’Università La Sapienza di Roma e le geometrie pitagoriche a El-Amarna, prima di volare in Croazia con l’archeologa Marina De Franceschini per osservare l’orientamento astronomico del Palazzo di Diocleziano a Spalato. Passando per il cielo degli antichi campani con Ilaria Cristofaro dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, si arriva finalmente in Sardegna con Simonetta Castia del Circolo culturale Aristeo e Michele Forteleoni della Società Astronomica Turritana che intervengono sul tema “Le stelle inerranti e i monumenti nuragici della Sardegna dedicati al culto”, con la presentazione di uno studio su numerose strutture sacre di ambito nuragico in funzione della levata e tramonto eliaco e cosmico di importanti stelle e asterismi tra Villagrande Strisaili, Fonni, Bitti, Irgoli, Dorgali, Giave, Torralba, qui proposti in una nuova chiave di lettura.
Nel pomeriggio l’incontro prosegue con l’intervento dell’antropologo Domenico Ienna sui rapporti terra-cielo: pensare “altrementi” in vari tempi e culture, prima dell’analisi di Simonetta Castia e Michele Forteleoni sugli orientamenti archeoastronomici dei pozzi e delle fonti sacre dell’Anglona, in particolare il pozzo sacro Predio Canopoli a Perfugas e di Irru a Nulvi, insieme alla Fonte sacra di Monte Ultana a Laerru. Di specifico interesse il contributo di Serena Noemi Cappai, che parla dell’armonia costruttiva del Pozzo Sacro Predio Canopoli di Perfugas quale esemplificazione dei metodi e delle soluzioni costruttive adottate dalle antiche maestranze di età nuragica. L’incontro si conclude con l’intervento di Simonetta Bagella e Marco Malavasi, dell’Università di Sassari, che prendono in esame passato, presente e futuro dei servizi ecosistemici: l’eredità della civiltà nuragica, partendo da una fortunata analisi distributiva degli elementi floristici e dei nuraghi, che ha portato il team da loro guidato a ipotizzare determinate scelte insediative in ragione degli ecosistemi anticamente presenti.
Fonte: Comunicato Stampa
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