Sull’affare Ante Coric alla Roma indaga la Guardia di Finanza. Un acquisto costato circa 8 milioni di euro, per una riuscita sportiva che al momento risulta nulla. Una storia – raccontata da Repubblica – dove i soldi della compravendita passano per curiose mani e fanno ancor più curiosi giri. Prima da Roma a Zagabria, poi da Zagabria a Cipro. E infine da Cipro rientrano in Italia.
L’inchiesta della Finanza nasce da un contatto del procuratore di Coric, che nella primavera 2019 torna ad affacciarsi a Trigoria per chiedere che gli vengano riconosciuti ulteriori 500 mila euro rispetto a quelli già percepiti per portare il centrocampista in giallorosso, poco meno di un anno prima.
Il mediatore si chiama Giuseppe Cionci. In un’informativa della Finanza di Roma viene identificato come rappresentante “della società Cornersport Management Srl” della quale fa parte anche Pietro Leonardi, ex dirigente sportivo radiato, già coinvolto in svariate inchieste sportive e penali e soprattutto travolto dal crac del Parma prima e da quello del Latina poi. Ma spunta anche il parere di Salvatore Buzzi, il celebre indagato nell’inchiesta del ‘Mondo di mezzo’ scattata a Roma per la vicenda ‘Mafia Capitale’: “Cionci? È l’uomo dei soldi di Nicola Zingaretti”.
E così alla Roma, nell’autunno 2019, vengono chiesti tutti i documenti relativi al trasferimento del croato: le autorità italiane e quelle croate hanno cominciato una collaborazione che ha evidenziato come nelle classe del club che Coric lo ha ceduto, si siano fermati solo 2 milioni di euro. I restanti vengono spacchettati tra Dubai e Cipro, anche se non è chiaro nella disponibilità di chi.
La prima ipotesi avanzata dagli addetti è quella di un’operazione di riciclaggio di denaro: qualcuno ha fatto in modo che la Roma pagasse all’estero il cartellino del giocatore con un valore gonfiato per poi vedersi restituire il surplus in nero. La seconda ipotesi è invece quella “politica” ed ha appunto a che vedere con il doppio ruolo di Cionci. Aspirante agente di mercato, ma contestualmente amico di Zingaretti e prodigo di rassicurazioni in quella primavera del 2019 sul destino del progetto di autorizzazione dello stadio in Regione.
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