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Referendum anti-burqa, in Svizzera vince il sì

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È passato il quesito referendario promosso dai conservatori (con il 51,2% di sì) per bandire burqa e niqab nei luoghi pubblici. Il divieto prevede che nessuno possa coprirsi il viso nella sua totale interezza se si trova in pubblico, sia nei negozi che all’aperto. Nella Svizzera dove erano già stati vietati i minareti nel 2009, scatterà una modifica costituzionale che, stando alle intenzioni dei promotori del bando, libererà le donne dalla schiavitù del velo integrale. Sono quasi 450 mila i musulmani nella confederazione dove persino l’imam di Berna, Mustafa Memeti, ha parlato del velo integrale come «strumento di oppressione maschile».

Socialisti, ecologisti e femministe hanno invece difeso strenuamente il diritto delle donne islamiche ad oscurarsi il volto. Secco il quesito: «Sei favorevole al divieto delle coperture totali del viso?». Pur non menzionando esplicitamente burqa o niqab, era inevitabile il dibattito sui simboli.

Il Sì è un colpo anche per vandali e teppisti. Respinta invece con il 64,4% l’introduzione dell’identità elettronica.

Immediata la polemica della Federazione delle organizzazioni islamiche (CCIS) che parla di «islamofobia nella Costituzione» promettendo d’essere al fianco delle donne in niqab: «Pagheremo le multe e andremo fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo, in Francia dopo il divieto del velo è aumentata la violenza». Invece per i giovani Udc «Le persone libere mostrano il viso per ridere, difendere la propria opinione, piangere, arrabbiarsi, condividere gioia o dolore, libertà da oggi garantite in Svizzera a quelle donne obbligate a indossare burqa e niqab».

Il Governo ed il Parlamento federale si erano opposti. Adesso si adegueranno al volere popolare.

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