Il gioco ha sempre occupato un ruolo centrale nella vita dei bambini, rappresentando un mezzo per esplorare il mondo, sviluppare la fantasia e creare legami sociali. Nel passato, tuttavia, il gioco assumeva forme molto diverse rispetto a oggi. In un’epoca priva di videogiochi e giocattoli tecnologici, i bambini si divertivano con attività semplici, spesso realizzate con materiali di recupero, in sintonia con le risorse e la cultura della comunità.
Un esempio affascinante proviene dal Sulcis Iglesiente, in Sardegna, dove i giochi tradizionali raccontano storie di creatività e condivisione. Qui, passatempi come sa frucìda, cuaddu forti, su pincareddu, sa bardunfula e mamacua animavano le giornate dei bambini, trasformando spazi come cortili e strade in luoghi di socialità e apprendimento. Questi giochi non erano solo un modo per divertirsi, ma anche per sviluppare abilità fisiche e mentali, rafforzando al contempo il senso di appartenenza alla comunità.
Accanto ai giochi tradizionali, i bambini del passato si dilettavano con giocattoli artigianali, spesso costruiti con materiali semplici. Le bambole erano create con scarti di tessuto e imbottite con paglia o cotone, mentre le biglie di vetro colorato e i palloni di stoffa erano piccoli tesori dal grande valore affettivo. I giocattoli in legno, come cavallini a dondolo, soldatini e fucili, rappresentavano invece un lusso, accessibile solo alle famiglie più abbienti. Le bambole di porcellana, con i loro vestiti dettagliati, erano simboli di raffinatezza e prestigio.
Con il passare dei decenni, il mondo del gioco ha subito una trasformazione radicale.
Dagli anni ’60, l’introduzione di materiali innovativi e la diffusione di giocattoli elettronici e videogiochi hanno rivoluzionato le abitudini ludiche. Se da un lato i giochi moderni offrono esperienze interattive e coinvolgenti, dall’altro tendono a ridurre lo spazio per la creatività e l’immaginazione, proponendo scenari predefiniti e limitando la capacità dei bambini di inventare.
Il Natale, con la sua magia e l’attesa dei regali, riflette bene questa evoluzione. Un tempo, i doni erano semplici e spesso realizzati a mano: una bambola di stoffa o un piccolo giocattolo artigianale bastavano a suscitare gioia. Oggi, invece, il consumismo e la tecnologia dominano il panorama, spesso oscurando il valore simbolico e affettivo del dono. Eppure, riscoprire i giochi del passato potrebbe offrire un modo per insegnare ai bambini l’importanza della semplicità, della condivisione e della creatività.
Tra i giochi tradizionali, anche quelli con la frutta secca, come mandorle e noci, meritano di essere ricordati. Vincere una manciata di noci durante una sfida era una grande soddisfazione, in un’epoca in cui ogni cosa aveva un valore legato al ritmo delle stagioni. Allo stesso modo, dolci come il torrone e i pani speziati erano riservati alle occasioni speciali, rafforzando il legame tra gioco, festa e condivisione.
Riscoprire i giochi di un tempo significa recuperare un pezzo di storia e cultura, ma anche insegnare alle nuove generazioni il valore di momenti autentici e creativi. In un periodo come il Natale, regalare un gioco tradizionale, magari costruito a mano, può essere un gesto capace di tramandare antiche tradizioni e riscoprire il piacere del tempo trascorso insieme. Forse, nel tornare a rotolare un cerchio o a inventare storie con una bambola di stoffa, possiamo riscoprire la vera magia del gioco: quella che unisce generazioni e non conosce tempo.
di Vanessa Garau
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