Sorpresa per il mondo della pubblicità online. Dal 2022 Google bloccherà i “cookie di terze parti” su Google Chrome.
Il modello di business di Big G è altamente basato sull’advertising online, dal quale provengono la maggioranza dei guadagni.
Altri browser permettono di bloccare l’uso dei cookie ma il dibattito sulla privacy si è infiammato in questi ultimi mesi a causa di alcune novità apportate da Apple nei nuovi sistemi operativi iOS14 oltre allo scontro con Facebook.
Per chi non lo sapesse, i cookie sono file di informazioni che vengono memorizzati sul dispositivo dell’utente quando naviga sui siti web tramite un browser. Un browser tra i più diffusi è proprio Google Chrome.
Questi piccoli ‘biscottini’ vengono divisi in varie categorie in base all’utilizzo e a chi li gestisce. Nello specifico, i cookie di terze parti (al contrario dei cookie di prima parte) non appartengono a chi gestisce il sito web ma ad un soggetto terzo e sono presenti in vari elementi nella pagina visitata: ad esempio banner pubblicitari, immagini, video.
Tra le principali funzioni c’è quella di profilare l’utente, ovvero ricostruire e analizzare sia le abitudini di navigazione che l’interesse, così da poter poi proporre delle pubblicità su misura.
La sovraesposizione e – in alcuni casi – la troppa invasività, hanno suscitato l’attenzione delle autorità competenti nel tentativo di preservare la privacy dell’utente.
Le indicazioni normative e le sanzioni applicate dai Garanti non sono state del tutto efficaci per tutelare chi naviga online. Le aziende tecnologiche hanno cominciato a studiare nuovi metodi per risolvere questo problema.
L’eliminazione dei cookie di terze parti, secondo quanto dichiarato dallo stesso Justin Schuh, direttore di Google Engineering per Chrome, nasce dalla volontà di “rendere il web più privato e sicuro per gli utenti”.
È fondamentale precisare come i cookie non rappresentano l’unico strumento di tracciamento. Esistono il local storage, l’indexedDB, il web SQL, ecc…
Facebook, in alcuni casi, ha sostituito i cookie di terze parti con cookie di prima parte combinati con un tracker di pixel, un codice di tracciamento che viene rilasciato da alcuni sistemi per profilare alcuni dati relativi all’utente e alla sua sessione di navigazione.
Quindi la fine dell’utilizzo di cookie di terze parti non rappresenterà la fine del tracciamento. E la soluzione migliore è quella rappresentata dal tradizionale consenso dell’utente.
La normativa prevede l’adeguata informazione dell’utente sull’utilizzo dei cookie, così da poter esprimere il proprio consenso all’installazione.
L’Autorità Garante italiana ha chiarito già da tempo come, per un consenso espresso e consapevole in questi casi, è necessario che, se si fa profilazione, i cookie debbano essere indicati in un banner ben visibile al momento del primo accesso sulla pagina web.
L’utente deve poter prendere visione dell’intero elenco dei cookie previsti sul sito su cui sta per navigare e deve poter ottenere informazioni chiare e complete.
Allora cosa cambierà per la pubblicità online?
Il blocco dei cookie su Google Chrome vedrà probabilmente una rivoluzione nel mondo dell’advertising online ma non per coloro i quali continueranno ad utilizzare gli strumenti del colosso digitale.
Forse, il blocco dei cookie potrebbe determinare delle conseguenze alle imprese concorrenti. Sostituire i cookie con iniziative come il Google Consent Mode e la Privacy Sandbox potrebbe ridurre la forza contrattuale e l’impatto pubblicitario delle aziende concorrenti, garantendo a Google un controllo sempre maggiore dei dati degli utenti rispetto a tutti gli altri.
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