In occasione della presentazione del libro di Noemi Ghetti “Gramsci e le donne. Gli affetti, gli amori, le idee.” Ed. Donzelli, organizzata dall’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea e dalla Fondazione Casa Museo Antonio Gramsci di Ghilarza ed ospitata con grande partecipazione e affetto sulla piattaforma di “ Distanti ma uniti. Casa Sardegna on line”, gli interventi emozionanti di Pietro Clemente, Giorgio Macciotta, Monica Pacini, Francesco del Casino e Francesco Burroni, con le letture di alcuni passaggi del libro, hanno fatto rivivere e palpitare in me profonde memorie. Come avessi chiuso un cerchio, iniziato con l’amore per la Sardegna vera, proseguito con la conoscenza di un inedito Antonio Gramsci grazie alla ricerca di Noemi Ghetti e concluso il 29 gennaio scorso, con tutti voi, con il calore della condivisione di sentimenti profondi, che sempre ci renderanno uguali anche se diversi. Sono entrata nella vita di Antonio Gramsci attraverso i libri di Noemi Ghetti. Attraverso la loro gestazione, elaborazione, redazione e pubblicazione. Grazie all’amicizia con l’autrice ho potuto colmare una grave lacuna della mia formazione scolastica e di quella successiva individuale. Non è facile infatti, fuori dai circoli accademici, sentir parlare di Antonio Gramsci. È poi invece molto più facile, dopo aver letto i libri di Noemi Ghetti, capire il perché. Con Gramsci nel cieco carcere degli eretici nel 2014, letto poco dopo aver visitato la casa museo di Ghilarza ancora nella sua struttura originaria e il territorio circostante, ho compreso l’origine del pensiero gramsciano. Mi è apparsa chiara la radice culturale del suo pensiero laico e acutamente critico delle sovrastrutture del mondo. Dalla essenziale bellezza dei paesaggi e delle persone della sua infanzia, la forza di un uomo che, già privato della sua libertà, è capace di chiamare a raccolta tutto il suo patrimonio culturale, umano e intellettuale per resistere alla prigionia e coltivare una rosa. Rilanciare sul futuro e approfondire temi letterari, storici, politici di interesse universale, attraverso i quali decodificare gli avvenimenti in corso nella sua stessa vita. Vitale e affettivo, nonostante le oggettive difficoltà nel tenere vivo il dialogo con le persone a lui care. Forte e lucido, nell’analizzare le dinamiche di rapporto con gli antagonisti politici e le divergenze di opinioni con i suoi stessi compagni di partito e di lotta. Ho immaginato il suo corpo, oltre al suo bel viso, fermo e fisso in una cella. Con La cartolina di Gramsci nel 2016, ho scoperto un giovane appassionato ed entusiasta delle idee e dei programmi politici a cui aveva deciso di dedicare la sua vita. Grande studioso, raffinato interprete dei movimenti popolari e del costume sociale, fine scrittore ed oratore, con grande capacità di partecipazione e convincimento, diventa uomo chiave del partito e viene inviato a Mosca. Lì si ritrova uomo, affascinato da due donne e innamorato, prima di una poi dell’altra. Il suo lato più privato eppure così politico nel suo sostenere ed animare il confronto con entrambe su un piano di libertà ed uguaglianza. Lo stesso sul quale si relaziona con chiunque incontri ed inizia a porsi in contrapposizione alle scelte delle gerarchie del suo partito. Ho immaginato la sua mente e il suo cuore ardente, liberi nel mondo. Con Gramsci e le donne nel 2020, ho abbracciato l’immagine tridimensionale di un uomo straordinario nell’arco della sua intera vita. Il suo reale interesse verso gli altri esseri umani, la sua capacità e richiesta di rapporto profondo, si riflette in tutte le scelte della sua vita. Di nuovo la coerenza di tutto il suo percorso di formazione, l’eredità della civiltà nuragica, così unica nella sua impostazione orizzontale e ugualitaria, che si sente ancora forte e chiara nella popolazione locale, nell’intensità e nella fierezza delle figure femminili. Poi gli anni dello studio e dell’affermarsi della sua identità a Torino, l’entrare in contatto con ambienti culturali più ampi e gli stimoli delle opere d’arte condivisi con le donne. La Russia, gli anni della comprensione, delle scelte coraggiose e della piena realizzazione affettiva. La difesa di una nuova identità femminile per una nuova antropologia, insieme alle rivoluzionarie russe. La richiesta di intelligenza e non di sola assistenza alla donna che gli sarà più vicina negli anni del carcere. Ho potuto infine vedere un uomo che nella sua intera vita non ha mai derogato alle sue idee di giustizia e uguaglianza, coerente non solo per forza di volontà, ma per naturale bellezza. Bello come si può essere quando si conservano quelle immagini della nascita e della prima infanzia, evidentemente sana e felice nonostante le difficoltà. Ho capito che stare bene significa questo, far convivere in sé idee, affetti e azioni, senza rinunce, senza scissioni. E che questo fa stare bene anche gli altri, perché dimostra la verità umana, a dispetto di quella contrabbandata dalle culture dominanti, che vorrebbero gli uomini cattivi per natura. Non c’è altro modo di vivere per un artista se non quello di creare bellezza inutile e condividerla con gli altri, accendendo il loro desiderio di bellezza. Non c’è altro modo di fare poesia per un poeta se non quello di descrivere il mondo che esiste nel più profondo degli uomini e che potrebbe e dovrebbe esistere anche nella loro vita insieme, dando respiro a chiunque lo pensi ormai impossibile. Non ci dovrebbe essere altro modo di pensare la politica per un politico se non quello di difendere per tutti la possibilità di realizzare la propria vita. “ — Non si può fare poesia e politica nello stesso tempo – postillò lei. — Al contrario: è imprescindibile fare politica e poesia. Quando un rivoluzionario non è un poeta finisce per essere un dittatore o un burocrate, un traditore dei propri sogni…” (da La danza immobile, di Manuel Scorza, scrittore peruviano, 1983) Conoscere la vita e il pensiero di Antonio Gramsci significa imparare a leggere la storia dalla parte dell’uomo, rende possibile a chiunque sentirsene parte integrante a pieno titolo, fa venire voglia di impegnarsi per migliorarsi e dare il proprio contributo, regala l’energia necessaria a combattere con fantasia per un mondo migliore, più intelligente, ma anche più umano e solidale. Per questo lo amiamo infinitamente e sempre di più. Per questo ringraziamo Noemi Ghetti.
Di Silvia Luminati
Comment here