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Portoscuso e l’antica tradizione per la notte dei morti. La storia de “su bonu po’ is animas” simbolismo di gesti antichi

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Il 2 di novembre si celebra la commemorazione dei defunti: E’ senza dubbio sentita da tutti nel ritornare nei paesi d’origine per portare un fiore e dire una preghiera a parenti ed amici scomparsi. Il culto dei defunti è molto antico e, tra religione e leggenda, questa festa ci porta a testimonianze che attestano l’usanza di commemorare i morti già in civiltà primitive. A Portoscuso le credenze e le tradizioni popolari vogliono che in questo giorno i cari scomparsi tornino a farci visita sulla terra. Nasce così la tradizione per ristorare i propri cari e per renderli benevoli nei giorni che verranno. Gli anziani ricordano molto bene queste antiche usanze: nelle case,  si imbandiva la tavola  per i familiari defunti: un piatto di pasta, un cesto con noci, noccioline, mandorle, fichi secchi, uva passa e del vino. In casa le donne si riunivano una settimana prima della ricorrenza e iniziavano a impastare, infornare e decorare gli immancabili e squisiti pabassini, il dolce tipico del giorno dei morti per rendere omaggio alla sacralità e al valore della ricorrenza come pure il pan’e saba, preparato con il mosto in perfetta armonia cromatica con il periodo che ci si accinge a festeggiare. 

La sera della vigilia davanti al camino, le donne più anziane sgranavano tra le mani il rosario riunendo i nipoti per narrare qualche storia o qualche confidenza. La donna più anziana prima di coricarsi aveva il compito di accendere i lumini, lasciare la tavola apparecchiata e le credenze aperte per consolare le anime dei defunti, perché esse siano propizie per i vivi. Questa testimonianza ci dimostra che, se è vero che oggi il culto commemora i defunti attraverso il suffragio e la preghiera, è altrettanto vero che molte delle antiche usanze continuano a vivere. I nostri nonni hanno ancora in mente i ricordi d’infanzia quando i giorni dei morti e di Ognissanti erano vissuti con dei riti appartenenti alla cultura del nostro passato, legati a leggende e a storie di anime e cibo.

Altra testimonianza di questa tradizione ricorda quando i bambini di Portoscuso erano soliti fare la questua di casa in casa cantilenando “su bonu po’ is animas”e bussavano alla porta  domandando  una piccola offerta per le anime costrette fra il paradiso e l’inferno. La tradizione voleva  che i bambini vestissero “a mustaioni” ovvero di stracci  e al suono di una campanella lungo i vicoli ricevevano doni; la federa di un cuscino si arricchiva di pabassini, pan’e saba, miele, frutta secca, castagne, mandarini, noci, mandorle, limoni e qualche volta anche qualche moneta ma soprattutto melagrane tipico frutto votato ai morti. Si continuava a bussare, l’uscio delle case si apriva e “sa meri de domu” offriva qualcosa per tutti; le persone anziane e povere pur di donare regalavano ceci, fave e fagioli. E’ nostro dovere conservare e tramandare questi ricordi: Portoscuso è terra fortemente intrisa di racconti e leggende, miti e tradizioni che, nonostante il tempo passi, continuano ad essere fortemente celebrate. 

 

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