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Parlandoci Chiara…mente: in Parlamento come a scuola! Che spettacolo!

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Quando scoppia la bagarre, tutti dalla parte della ragione e nessuno del torto. Sciogliere il bandolo della matassa è complicato quando si gioca per lo più a carte coperte.

Il Presidente Mattarella vuole un governo che governi, ma siamo già al quinto governo sotto il suo mandato e ancora una volta, dopo diversi segnali di malessere dei partiti e di alcuni leader, di cambi di casacca, scissioni, uscite e riposizionamenti, il nostro asso nella manica, la persona più prestigiosa e credibile, che tutto il mondo ci invidia, viene scaricato. E viene scaricato in un momento molto delicato, in una situazione emergenziale  per il Paese.

Proprio come fanno i bambini, ognuno accusa l’altro di aver tradito il patto. E intanto che si consumano gli ultimi atti, increduli, assistiamo all’ennesima scena surreale!

Chi applaude, chi tace, chi esce per non votare, chi resta per non far mancare il numero legale, ma non vota. Chi tace e sotto sotto, si sfrega le mani pregustando la caduta del Governo e l’imminente vittoria elettorale. Chi vede l’opportunità di riaffermare la propria leadership e dare un segnale agli elettori. Chi esce dallo schieramento per poter continuare a stare in sella anche dopo le due legislature, e così via scissioni, abbandoni, mentre chi osserva si chiede “Perché ora?”

Tutti colpevoli nessuno colpevole!

I partiti, da destra a sinistra, hanno accettato un Governo di “larghe intese” a guida Draghi, pur con posizioni e modalità differenti. Conte che si sfila, mettendo veti su alcuni punti dell’agenda di governo, minando di fatto la sua stabilità, per provare a ricompattare la base e affermare la sua leadership. Un movimento, ormai ridimensionato dal recente abbandono di un folto gruppo di parlamentari grillini, ora ex.

Un centro affollato da piccole sigle, che ne vorrebbero l’esclusiva, poco disponibili ad accordarsi tra loro,   con forze   politiche che si considerano vicendevolmente, poco affidabili. Nemmeno Letta, che sostiene il governo, può stare sereno! Da una parte per la dialettica interna, non sempre pacifica e senza strascichi. Dall’altra,  per l’accordo con Conte, oramai sfumato!

Anche Calenda mette i suoi veti al PD e chiude le porte a Conte.

E Renzi? Renzi, è sempre una sorpresa! E così, con tutte queste divisioni, che di fatto limitano i movimenti di tutti, tutto salta!

Alcuni di loro non hanno retto alla vista dell’imminente  traguardo elettorale. Rovesciando il tavolo, si sentono liberi  di riposizionarsi e di ricominciare una campagna elettorale mai terminata!

Ma per avere un governo che governi e che proceda nelle riforme c’è bisogno di politici lungimiranti, acceleratori della crescita del Paese, e una buona legge elettorale. Nonostante questa evidente necessità, il problema è lontano dall’essere risolto.

In realtà ho l’impressione che nel caos, per non dire “casino”, ci sguazzino abbastanza bene un po’ tutti quanti. Sanno muoversi nel torbido. Giocano giochi, che sottendono intenzioni a noi sconosciute!

Tutto è funzionale all’apparato, e trasversalmente a tutti i partiti. Là dentro, nel Transatlantico, si decidono le sorti del nostro Paese, ma anche della loro rielezione, che, dalla prossima legislatura, vedrà una drastica riduzione degli eletti. Figuriamoci se ritengono prioritario approvare leggi come il salario minimo!

Anche quei pochi politici preparati, intraprendenti e onesti, poco possono contro l’organizzazione gerarchica e verticistica dei partiti. Partiti poco presenti nei territori e fra la gente, che si sente sempre più lontana ed estranea alla politica.

Ormai da qualche legislatura non abbiamo che governi di scopo, tecnici, non eletti, chiamiamoli come volete, dove si sta insieme per stare dentro il Governo, ma divisi su tutto, quando si tratta di decidere qualcosa. E così siamo sempre “frizzati” nella stessa situazione, perché un governo tecnico non può essere messo in crisi da proposte di legge su temi divisivi, che li penalizzerebbero nei sondaggi.

Per alcuni partiti, il leader coincide col partito stesso. Partiti personalistici, sovranisti, conservatori, che cavalcano l’onda del populismo, alimentato dalla rabbia, dalla delusione, dalla miseria sempre più vera e nera delle persone, alle quali dovrebbero dare risposte concrete e non ulteriori preoccupazioni.

La posta in gioco oggi, è davvero molto alta, varrebbe la pena tuffarsi in questa melma torbida. Andare a scoprire giochi e scopi. Pressare per l’approvazione di leggi migliorative dello stato democratico, sempre più spesso picconato e messo in discussione. Dovremmo chiederci se quel patto costituzionale è per noi, ancora valido. Se ancora funge da salvaguardia per tutti, e difenderlo convintamente.

La nostra è una Repubblica parlamentare che si muove e si esplica seguendo i dettami e le regole della Costituzione: il patto fra lo Stato e i Cittadini.

Le conquiste fatte non sono acquisite per sempre, e nemmeno la Democrazia lo è. È ancora imperfetta, ma vale la pena perfezionarla e non perderla per sempre.

Da spettatrice osservo le continue metamorfosi dei partiti, per adeguarsi agli umori degli elettori. Le due forze politiche di destra che inglobano quel che fino a ieri, era ancora centro-destra, formando una coalizione larga,  che ambisce a governare il Paese. Per quanto mi riguarda, non amo lo stile comunicativo di alcuni “capipartito”, che mi ricorda, uno dei periodi più bui della nostra storia recente.

Nelle città si stanno riaffermando gruppi di estrema destra, con pratiche squadriste che davvero dovrebbero farci riflettere sulle nostre scelte.

Non è col rosario in mano e sparando ai migranti che si afferma uno stato democratico. Non si afferma nemmeno urlando al mondo il proprio essere donna, madre, italiana, in contrapposizione a chi, non è né donna, né madre , né italiana.

Manteniamoci stretta questa Democrazia imperfetta, questo diritto di voto, e quindi di scelta.

Di Chiara Bellu

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