Il parco Geominerario della Sardegna è di nuovo sotto i riflettori per i pochi risultati ottenuti negli ultimi anni,. A sottolinearlo questa volta è il PD del Sulcis Iglesiente che, per voce del suo segretario, Daniele Reginali, denuncia una situazione che non può più essere rimandata “La mancanza di collaborazione ha rappresentato uno dei principali fallimenti dell’attuale management, incapace di dare attuazione ad un processo che avrebbe garantito un futuro alle aree ex minerarie, nell’ottica di una loro riconversione culturale e turistica. Malgrado questa inattività, che spesso si traduce in ostacolo, i Comuni sono riusciti a garantire l’apertura di siti come Porto Flavia, nel Comune di Iglesias e Galleria Henry, a Buggerru, rendendo le aree dismesse dei poli di attrazione turistica, caratterizzati da un sempre maggiore numero di visitatori e dall’interesse da parte dei principali mezzi di comunicazione e dei tour operator nazionali e internazionali.”
A nulla sarebbe servito l’impegno profuso dai comuni che talvolta si sono dovuti sostituire all’operato del Parco Geominerario tanto che “ha portato lo scorso anno alla pesantissima esclusione dal circuito UNESCO – prosegue Reginali – facendo venir meno il suo ruolo di partner privilegiato delle comunità locali e di protagonista nel processo di riconversione del territorio, un esempio è anche la condizione nelle quali versa la Laveria Lamarmora a rischio crollo nonostante ci siano le risorse a disposizione. Nonostante tutto, negli ultimi mesi non si è registrato nessun cambio di indirizzo da parte del management, che anzi ha proseguito in un percorso di disimpegno, anche nei riguardi delle associazioni, con l’uscita da Miniere Rosas di Narcao, dal CICC di Carbonia e dall’AUSI, che aveva avviato importanti iniziative di formazione e di valorizzazione del capitale umano in collaborazione con l’Ateneo di Cagliari.”
Una posizione netta quella del PD che si vede costretto a mettere in discussione la gestione dell’Ente “Di fronte a tutte le contraddizioni, alle tensioni, alla mancanza di collegialità con i Comuni, soggetti centrali della Comunità del Parco e al disimpegno nei confronti della società civile e delle associazioni, sorge spontaneo avviare una profonda riflessione su questo management dopo i grandi insuccessi di questa gestione e dopo la mancanza di un cambio di passo più volte auspicato e promesso. Le massime istituzioni – conclude il segretario – hanno il dovere di occuparsi del problema e non lasciare da soli i comuni.”
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