CITTA’ DEL VATICANO – “La conversione ecologica avviene quando si riconoscono le radici umane dell’attuale crisi ambientale; quando il vero pentimento porta a rallentare o ad arrestare tendenze, ideologie e pratiche lesive e irrispettose del creato e quando le persone si impegnano a promuovere modelli di sviluppo che curino le ferite inferte dall’avidità, dall’eccessiva ricerca di profitti finanziari, dalla mancanza di solidarietà con i vicini e dal mancato rispetto dell’ambiente”. Lo ha detto Papa Francesco stamane ricevendo in Udienza in Vaticano una delegazione di monaci Buddisti dalla Cambogia.
Citando l’enciclica “Laudato sì”, il Papa ha ricordato che “la conversione ecologica mira a trasformare in sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare. Ci chiama – ha poi aggiunto – a cambiare marcia, a modificare le cattive abitudini per poter sognare, per creare e agire insieme nella realizzazione di un futuro giusto ed equo”.
“La povertà e la mancanza di rispetto per la dignità degli emarginati – ha poi aggiunto Francesco – causano molta sofferenza e scoraggiamento nel nostro tempo; perciò vanno contrastate con processi concertati che promuovano la consapevolezza della radicale fragilità dei nostri contesti ambientali”.Da qui l’urgenza di “cercare, attraverso il dialogo a tutti i livelli, soluzioni integrate basate sul rispetto della fondamentale interdipendenza tra la famiglia umana e la natura”.
Proprio questa consapevolezza lo ha spinto, “seguendo il percorso tracciato dai miei predecessori”, ha poi detto il Papa, a continuare “a sollecitare la cura per la nostra casa comune, una cura che è anche vocazione al rispetto: rispetto del creato, rispetto del prossimo, rispetto di sé stessi e rispetto nei confronti del Creatore. Questo però – ha concluso – non può avvenire senza un cambiamento del cuore, della visione e delle abitudini”.
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