ROMA – “Questo mestiere ti illude, specie quando sei giovanissimo e tenti di muovere i primi passi. Ti fa sperare continuamente in nuove possibilità, in nuove chance e tu ci credi, vai avanti, aspetti l’occasione della tua vita per sbarcare il lunario e intanto gli anni passano, il tempo è sempre meno e il rischio di fallire è enorme”.
Scrive così Paolo Conticini in Ho amato tutto (Pacini editore, Elledibook edizioni), autobiografia in cui l’artista ripercorre la sua vita, quasi a volerne fare un bilancio, insieme all’urgenza del pensiero di non aver detto quanto avrebbe voluto alle persone amate. Nasce così un dialogo intimo, intenso, a tratti commovente, spesso autoironico, con il nonno Alvaro che condurrà i lettori a ripercorrere la sua infanzia, le prime esperienze e delusioni amorose, i tanti lavori svolti fino all’approdo, quasi casuale, al mondo del cinema che poi l’ha portato a lavorare in commedie e fiction di grande successo, trasmissioni televisive e spettacoli teatrali e ad essere particolarmente apprezzato dal grande pubblico.
Un libro che, uscito alcuni mesi fa, sta piacendo molto, riscuotendo un buon successo.
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