FERRARA – Dopo il successo del numero d’esordio, arriva adesso il secondo volume della rivista letteraria della Nave di Teseo, “Pantagruel”, che ospita interventi e riflessioni dei migliori autori del panorama culturale, questa volta sul grande artista siciliano Franco Battiato. Dal 12 dicembre.
Con i testi di Fulvio Abbate, Mario Andreose, Antonio Ballista, Carlo Boccadoro, Padre Guidalberto Bormolini, Angelo Bozzolini, Angelo Branduardi, Pietrangelo Buttafuoco, Roberto Cacciapaglia, Giordano Casiraghi, Marco “Morgan” Castoldi, Francesco Cattini, Michel Faber, Alessio Forgione, enrico ghezzi, Bruno Giurato, Alessandro Gnocchi, Antonio Gnoli, Luigi Guarnieri, Giordano Bruno Guerri, Igort, Silvana La Spina, Vincenzo Latronico, Eugenio Lio, Mario Martone, Melania G. Mazzucco, Nuccio Ordine, Pino Pischetola, Giuseppe Pollicelli, Antonio Rezza, Stefano Senardi, Francesca Serafini, Elisabetta Sgarbi, Vittorio Sgarbi, Luca Volpatti.
“Ho imparato tecniche per dominare l’inganno della mente. Non respingere, non scappare, non bisogna avere paura del dolore. Se tu guardi la tua sofferenza, essa svanisce. Sembra difficile da accettare, ma è proprio così. La devi guardare con attenzione, naturalmente. In realtà non c’è il giusto, non c’è lo sbagliato: c’è quello che c’è”, diceva Franco Battiato.
“Assaliti dalla notizia che Franco non sarebbe più stato con noi e presi da un senso di impotenza e rabbia, ci siamo chiesti che fare. Nulla si poteva fare, nulla c’era da fare, naturalmente. Questo numero di Pantagruel nasce in quelle ore e cela appena il senso di una cosmica impotenza, sotto le spoglie di un preteso omaggio. Omaggio di cui Franco non ha certo bisogno, e che serve – come ogni omaggio post mortem – più a chi lo fa che a chi ne è oggetto. “Pantagruel. Franco Battiato” – secondo numero di una rivista aperiodica che fiorisce sulle radici di Panta – nasce in questo vortice, per tentare di stare nell’occhio del ciclone, in uno stato di calma apparente. Forse a questo servono i libri, a stare, per qualche istante, nell’occhio del ciclone, sottraendoci per qualche centimetro alla tempesta, che imperversa un poʼ più in là.
Abbiamo chiesto una testimonianza ad amici di Franco Battiato, ma anche a persone che Franco Battiato non lo hanno mai frequentato, cercando di uscire il più possibile dal mondo della musica, dove forse era più facile (ma non è detto) trovare riscontri. L’auspicio – almeno nelle intenzioni – era quello di cogliere in che punto, e come, l’arte di Franco Battiato avesse toccato la vita di un altro artista e, magari, l’avesse cambiata, per sempre. Così era nelle nostre intenzioni. Poi la vita si è occupata di tessere trame per sabotare le intenzioni, che in parte rimangono rispettate e in parte si arricchiscono, contraddicendosi. Ma una rivista vive anche di queste contraddizioni e, anzi, è giusto che le assecondi”, dall’introduzione di Elisabetta Sgarbi ed Eugenio Lio.
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