Tra le numerose meraviglie “nascoste” della Sardegna, ancora pochi dedicano qualche giornata della propria vacanza alla visione delle meraviglie architettoniche rappresentate dalle grotte. Tra le più note e frequentate, si può certamente nominare “La grotta di Nettuno”, “La grotta di Is Zuddas” e “La grotta del Bue Marino”. Queste grotte costituiscono richiami ormai consolidati per il turista, ma ben altre ne esistono, e non certamente di minor bellezza; solo che rimangono meno reclamizzate e quindi tocca a noi rivalutarle riscoprendole.
Nella grotta di Nettuno, vicino ad Alghero, si può osservare ancora oggi che cosa accadde 125.000 anni fa. Tutto successe quando la temperatura, aumentando, determinò lo scioglimento dei ghiacciai. La prova di questo innalzamento è ben evidenziata da una lunga linea nera che segna le pareti della grotta di Nettuno. Il visitatore non addetto ai lavori riuscirà a deliziarsi alla vista del lago Lamarmora, un bellissimo specchio d’acqua marina all’interno della grotta tutto circondato da pareti verde-azzurro. Il lago, profondo massimo nove metri, è navigabile con una piccola barca od un canotto fino alla spiaggia terminale, che è il punto di collegamento con il mare aperto. Sembra incredibile, ma in questo ambiente, privo di luce solare, vivono tranquillamente gamberi, stelle di mare e ricci. Un tempo vi si trovavano anche le foche monache, ora emigrate in posti più tranquilli. Ogni anno i suoi visitatori sono più di 150 mila. La grotta di Nettuno, sviluppatasi per oltre 2.500 metri di profondità nella massa calcarea di Capo Caccia, è raggiungibile con due diversi itinerari. Via mare, oppure via terra con un percorso di 24 chilometri in auto fino a Capo Caccia. Se si sceglie questa via, è bene sapere che bisogna avere gambe ben allenate. Infatti quando si è in cima al promontorio, per arrivare al mare e quindi all’ingresso della grotta, si devono scendere ben 632 gradini: quelli della “Escala del Cabirol”.
La grotta di Is Zuddas si trova a Santadi, un piccolo paese agro-pastorale del Sulcis, a 60 chilometri da Cagliari: si raggiunge con la statale 293 e la grotta è a sei chilometri dal paese, lungo la provinciale 210 per Teulada. Tutto il territorio di Santadi è ricco di tracce dei passati insediamenti nuragici e prenuragici. Si hanno infatti la fortezza punica Pani-Lariga, la tomba dei giganti e moltissimi nuraghi. A pochi chilometri dal centro si estende la bellissima foresta di Pantaleo presso la riserva Is Canoneris, ricca di animali protetti, quali il cervo ed il daino. Imponenti colate di stalattiti e stalagmiti che, saldandosi, formano immense colonne. È la prima immagine che cattura il visitatore che entra nelle grotte di Is Zuddas. L’acqua, con il suo scorrere sotterraneo e millenario, ha prodotto, qui più che altrove, spettacolari architetture come la “Sala dell’Organo”, così chiamata per la colonna stalatto-stalagmitica, che ricorda un organo a canne. Circondati da bianchissimi cristalli aghiformi di aragonite, si arriva alla “Sala delle eccentriche”, il punto più affascinante della grotta. Ci si trova sovrastati da un’imponente volta ornata da rarissime aragoniti eccentriche. Il nome è più che mai appropriato, poiché si sono sviluppate in ogni direzione, senza rendere conto alla legge di gravità. Si ritiene che la formazione delle eccentriche sia avvenuta in seguito alla scarsa portata d’acqua nel canale interno (massimo un litro nell’arco dell’anno) e alla presenza d’impurità.
La grotta del Bue Marino (Su Oe Marinu) si trova a sud di Orosei e Cala Gonone, sulla bellissima riviera del corallo, un imponente bastione calcareo. Fino agli anni Cinquanta non era difficile, nei mesi di settembre e ottobre, incontrare nella grotta vicino a Cala Gonone i graziosi cuccioli di bue marino (detto anche foca monaca) che allattavano tranquillamente. Si lasciavano addirittura accarezzare poiché intuivano che l’uomo aveva per loro solo un’amichevole curiosità. Visitando la grotta si può scorgere la “Sala della Spiaggia delle foche”, un immenso salone dove l’acqua marina si mescola con quella dolce proveniente dalle profondità della montagna e dove gli animali venivano a riposare. Oggi purtroppo questo pinnipede è scomparso, se ne è andato alla ricerca di zone più tranquille. Infatti il sempre maggior movimento turistico agli ingressi della grotta e il rombo delle motobarche non hanno certamente reso rosea la situazione di questo timido animale, che, sentendosi disturbato, ha pensato bene di emigrare altrove. La situazione, sotto questo aspetto, è gravissima e nello stesso tempo drammatica: gravissima perché in tal modo l’uomo, ancora una volta, è riuscito ad interagire negativamente sul delicato equilibrio biologico; drammatica per la povera foca che difficilmente riesce ad accoppiarsi e a portare a termine la gestazione che dura circa nove mesi e che dà come risultato al massimo uno o due cuccioli che vengono allattati tra mille insidie. Dopo i descritti quasi ordinari avvistamenti, si è potuto scoprire ancora qualche traccia della sua presenza nella primavera del 1981.
Altre grotte dell’isola: a Ulassai (NU), la grotta di “Su Marmuri”, che offre suggestivi effetti scenografici. “L’Abisso delle Vergini” nella grotta di Ispingoli a Dorgali (NU) sul golfo di Orosei. Questa grotta, posta sul fianco di un monte, è dominata da una colonna stalagmitica alta 38 metri, quasi un primato mondiale. Il ritrovamento di resti umani di ridotte dimensioni ha rivelato l’esistenza di un pozzo sacrificale. Gli studiosi hanno stabilito con certezza che, durante il periodo in cui i Fenici furono presenti in Sardegna, nella voragine si consumavano sacrifici umani, facendovi precipitare giovani donne vestite a festa, da cui il nome di “Abisso delle Vergini”. Tra l’Ogliastra e la Barbagia si aprono diverse e bellissime cavità. La grotta de Is Janas, ovvero delle fate, quattro chilometri a nord dell’abitato di Sadali, è caratterizzata da una lunga galleria lunga circa 250 metri, con una successione di piccole sale. Nella regione dell’Iglesiente, presso Cagliari, molta curiosità desta la grotta di San Giovanni (vicino al paese di Domusnovas), percorribile in auto. A Fluminimaggiore invece si apre la grotta di Su Mannau. Il percorso attrezzato è lungo 350 metri e si articola lungo la Sala Archeologica, così chiamata per i ritrovamenti che ne testimoniano l’antico uso come tempio dedicato al culto delle acque.
di Massimiliano Perlato
Comment here