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Osservatorio Cybercrime Sardegna: “Dai 12 anni usano “Webboh” e “NGL anonymous q&a” per diffamare e insultare i coetanei”

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A dare l’allarme è l’Osservatorio Cybercrime Sardegna. Da quanto rilevato, il Cyberbullismo sta correndo veloce attraverso le storie di Instagram. Secondo le segnalazioni sarebbero diverse le scuole e i giovanissimi sul territorio sardo in “pericolo” di essere diffamati e di diffamare i propri coetanei attraverso i social. Ricordando che la diffamazione è un reato secondo l’art. 595 c.p., riportiamo un elenco, provvisorio e sempre in aggiornamento, delle città o dei paesi coinvolti: Cagliari, Quartu, Quartucciu, Pirri, Selargius, Assemini, Elmas, Decimomannu, Sinnai, Sestu, Maracalagonis, Iglesias, Carbonia, Sanluri, Oristano, Terralba, Bosa, Sassari, Alghero, Olbia, Arzachena, Ozieri, Nuoro, Siniscola, Desulo, Tonara, Tortoli, Uta.

“Ragazzini e ragazzine – si legge su un post apparso sul profilo di Luca Pisano, Direttore dell’Osservatorio Cybercrime Sardegna – che utilizzano senza avere ottenuto il consenso il logo di Webboh, la piattaforma specializzata nel racconto quotidiano della rete, per fare ciò che abbiamo sempre fatto: pettegolezzi. Un tempo coltivati nell’intimità, ora socializzati sulle storie di Instagram. E per fare questo, sono supportati dalla tecnologia. Ricorrono infatti ad una delle APP più scaricate dal WEB, Ngl (acronimo di Not gonna lie, non dirò una bugia) per ottenere un link da postare sulla loro pagina Instagram (denominata ad esempio “Webboh Cagliari” o “Ngl Sassari”) con cui i follower possono inviare messaggi anonimi indicando il nome e cognome del ragazzo/a cyberbullizzato. Ricevuta la segnalazione anonima tramite Ngl, l’amministratore del profilo la pubblica sulle storie di Instagram. Qualche volta i contenuti sono inoffensivi perché si limitano a “spottare” una persona, a ricevere cioè informazioni su un ragazzo/a che non si conosce personalmente ma ha creato interesse per il suo aspetto fisico. Più frequentemente sono postati con la finalità di cyberbullizzare.”

“Ovviamente – prosegue Pisano – la responsabilità del decadimento del linguaggio è soprattutto nostra. Per arrivare ad abbattere il rapporto tra significante e significato questi ragazzini hanno subito l’arrogante relativismo gnoseologico (il tuo punto di vista vale quanto il mio) che in questi ultimi decenni ha determinato la possibilità di collegare ad un significante significati differenti, spesso opposti e con sfumature antisociali. E se in linea di massima il relativismo è un valore perché apre alla pluralità, spesso come ci ricorda Ratzinger (Papa Benedetto XVI) può diventare una “dittatura” che favorisce il primato del narcisismo e quindi della patologica e distruttiva volontà di potenza individuale. Dovremmo allora ricordare ai giovani ma anche ricordarci che quando si frattura il linguaggio, si rompe progressivamente anche l’Essere.”

Genitori restate in allerta e cercate di controllare di più i vostri giovani figli che non sempre hanno gli strumenti per poter affrontare certe situazioni spiacevoli come insulti sessisti, disprezzo fisico, parole molto offensive e bugie diffamatorie.

Fonte: Osservatorio Cybercrime Sardegna

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