ROMA – “Da abruzzese sono amareggiato. L’assassinio dell’orsa Amarena non ha alcuna giustificazione. In queste ore sui social si esprime la giusta indignazione e rabbia verso chi ha ucciso l’orsa e messo a rischio i suoi due cuccioli. Il responsabile va perseguito e come Rifondazione Comunista ci costituiremo parte civile. Ma non basta prendersela con chi spara. Questo delitto arriva dopo un’escalation demagogica. Siamo passati dalle lentezze e negligenze bipartisan nella tutela dell’orso da parte delle istituzioni, che abbiamo denunciato per anni, alle campagne della destra sulla legittimità dell’uso di armi da fuoco”. Così Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare.
“L’assassino – aggiunge – pare abbia dichiarato che pensava si trattasse di ladri come se fosse lecito sparare invece di chiamare polizia e carabinieri. Come non ricordare le campagne dei partiti di destra in difesa dell’uso di armi da fuoco per “autodifesa”? I partiti di destra hanno assecondato la lobby dei cacciatori e soprattutto l’industria delle armi. Si sono fatte campagne politico-mediatiche per fare degli orsi un nemico da uccidere non una specie da proteggere e, soprattutto, si è avviata una regressione legislativa contro le norme di tutela dell’ambiente e della fauna. Chi ha alimentato una subcultura da far west è responsabile politicamente di tragedie come questa”.
Oggi, fa notare Acerbo, “tutti condannano ma poi quotidianamente non si rispettano nemmeno norme elementari come quelle che imporrebbero la valutazione di incidenza per i progetti nelle aree protette e si aprono i parchi nazionali alla caccia. Il presidente Marsilio ha condannato con parole condivisibili l’uccisione di Amarena ma lo scorso luglio accusava di “integralismi inutili e dannosi” gli ambientalisti che protestavano contro l’autorizzazione a Villalago del rumorosissimo raduno Eurotrial4x4 organizzato dalla Federazione Italiana Fuoristrada. Si trattava di un circo automobilistico incompatibile con la presenza dell’orsa Amarena e dei suoi due cuccioli e con le prescrizioni della Direttiva 43/92/CE”.
Poi Acerbo conclude: “Credo che dopo l’indignazione sia il caso di fare un quadro delle lacune anche in Abruzzo nella tutela dell’orso bruno marsicano e di chiedere a tutte le istituzioni preposte alla tutela un ravvedimento operoso. A che punto siamo con l’attuazione del Piano d’azione per la tutela dell’orso marsicano (PATOM) approvato nel 2010? Un’ultima considerazione: questo non è un paese per orsi e operai. Chi è responsabile della morte sul lavoro di un operaio o ammazza un orso rischia condanne più lievi di chi organizza un rave party o fa un blocco stradale per protestare”.
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