In un momento storico difficile come quello che stiamo vivendo, sul piano ambientale, in Sardegna, pensare ad uno spazio pubblico all’aperto non urbanizzato ma avvolto dalla natura, come luogo d’arte e di riflessione, appare quasi “eversivo”. Una Spazio d’Arte Comunitario, abbarbicato su una collina nel vecchio Villaggio Minerario di Normann, che guarda verso il mare con le spalle rivolte verso la montagna, è allo stesso tempo il segno tangibile del senso di condivisione che l’arte sola può raccontare: il paesaggio accoglie l’uomo, non viceversa.
Pietra e legno sono i materiali che la terra offre, gli unici a potersi integrare dentro un paesaggio già perfetto di suo, in uno spazio naturale come il Belvedere di Normann che non ha certo bisogno di qualcosa che interrompa l’armonia tra l’uomo e la natura consolidata nel tempo. Su questi presupposti nasce il progetto Belvedere, che è essenzialmente un progetto di comunità, nato e costruito insieme ai residenti e al collettivo Giuseppefraugallery, grazie all’architetto e artista Francesco Careri che, ascoltata la comunità, frequentato il territorio, è riuscito a “guidare” la creazione di un’opera d’arte ad impatto zero, che ben si identifica sia con l’uomo che con la natura.
L’opera è stata realizzata interamente in autocostruzione con il lavoro e le competenze dei volontari dell’associazione Villaggio Normann Odv, segno questo di una viva partecipazione sociale, perchè l’arte è tale solo quando accumuna, connette, condivide e, soprattutto, racconta e comunica. È pur vero che i luoghi non sono nostri, ma li abitiamo, li ereditiamo e li lasciamo alle future generazioni per viverli. Per questo, un’istallazione artistica come quella nel Belvedere di Normann, realizzata in maniera green, ascoltando le esigenze delle persone che lì ci vivono o la frequentano, si trasforma in un elemento integrante del paesaggio non un un oggetto immobile che celebra solo l’artista che lo ha generato.
Foto di Eleonora Di Marino, Riprese aeree di Davide Angius.
Dopo l’inaugurazione, avvenuta lo scorso 24 Agosto, calato il sipario, quel che resta è uno spazio riqualificato, diverso nella forma non nella sostanza, voluto da tanti e goduto da tutti, pensato da un artista in continuo dialogo con l’ambiente e le persone, agevolato dall’Amministrazione Comunale di Gonnesa e dal Parco Geominerario (oltre che dalla Fondazione di Sardegna, dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari e tante altre associazioni ed istituzioni del territorio).
Ora, un luogo ad alto valore paesaggistico, sarà un’opera d’arte a cielo aperto che col tempo custodirà l memoria passata insieme ad una visione nuova dell’insieme: un angolo familiare che si affaccia, come una terrazza naturale, verso tramonti ancora inalterati da sempre. Si tratta solo di avere occhi diversi per cogliere il nuovo che avanza senza farsi notare.
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