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Nel video di “Vita spericolata” Vasco Rossi cita Cagliari, dove nacque il testo della canzone

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CAGLIARI – In occasione dei 40 anni di “Bollicine”, esce per la prima volta il video di “Vita Spericolata” (disponibile da ieri su Youtube). Carosello Records, storica etichetta di Vasco Rossi, ha da poco pubblicato “Bollicine 40th RPLAY SPECIAL EDITION” (Carosello Records / distribuzione Universal Music) in 3 rinnovati formati fisici (CD, vinile e box in edizione limitata numerata) e per questa importante ricorrenza aggiunge anche un inedito video di uno dei brani simbolo del disco e dell’intera carriera di Vasco.

Si tratta del singolo con cui tornò sul palco del Festival di Sanremo nel febbraio 1983, sconvolgendo il perbenismo borghese di quegli anni, che mai aveva avuto un videoclip prima d’ora. Una rivendicazione esistenziale e un vero e proprio manifesto della nascente ribellione giovanile contro un futuro già preordinato e prevedibile.

La storia di com’è nata “Vita Spericolata” è nota. Vasco aveva tra le mani il provino di Tullio Ferro con la musica della canzone ed erano mesi che tentava di scriverci il testo. Fino a quel pomeriggio d’estate del 1982, quando Vasco era a Cagliari per un concerto e si mise a piovere tanto forte che lo spettacolo fu cancellato. Così Vasco si ritrovò in macchina da solo, in un posto sconosciuto, per di più sotto una pioggia battente a ripensare a quel testo che non arrivava e si domandò: «Io cosa voglio?». La risposta che si diede corrisponde naturalmente al titolo del brano che iniziò a scrivere lì per lì, di getto, nell’abitacolo dell’auto ferma sul ciglio della strada mentre fuori infuriava il temporale.

Proprio da questa storia trae ispirazione il video di animazione prodotto da Chiaroscuro Creative, come racconta il regista Arturo Bertusi, alle immagini di un giovane Vasco alle prese con il processo creativo si alternano, come frammenti di sogni, visioni che nascono dalla sua stessa matita; si tratta di situazioni apparentemente negative o di grande pericolo che, grazie al vero senso della canzone, si rivelano alla fine qualcosa di diverso da quel che sembrano.

Racconta Arturo Bertusi: «Il concept del video ha a che fare con l’interpretazione sbagliata della canzone all’epoca in cui uscì: inizialmente era stata letta dai benpensanti di allora come un inno all’autodistruzione e allo sballo. E invece il vero senso di questo brano è un invito alla vita, a vivere liberamente e pienamente, emancipandosi dalle convenzioni, dalle sovrastrutture che portano a un’esistenza piatta. Per farlo è inevitabile correre dei rischi”. Così, in uno di questi microracconti, il robot del crash test decide di ribellarsi e fuggire verso la libertà, invece che schiantarsi passivamente contro una parete come vorrebbe il suo destino. Il messaggio è un’esortazione a prendere in mano la propria esistenza: «La canzone coglie perfettamente lo spirito di quei primi Ottanta. Dopo gli anni di piombo, cominciavano a cadere molti degli ideali figli del Sessantotto e c’era una grande voglia di riscatto, di sognare, di avere un futuro luminoso davanti» continua il regista.

Nel video compare il Roxy Bar di Bologna, che non c’entra nulla con quello di “Vita spericolata”, in cui si cita la canzone di Fred Buscaglione, ma che comunque è entrato a far parte dei miti che ruotano attorno a Vasco; c’è anche un omaggio a un’autentica “spericolata” del passato: Amelia Earhart, la prima donna ad attraversare gli oceani da sola alla guida di un velivolo, tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. Alla fine del filmato, da un immaginario “ascensore temporale” in cui tutti i personaggi si ritrovano nel presente, vediamo uscire, insieme a loro, il Vasco di oggi, quarant’anni dopo quel giorno di pioggia, pronto a salire sul palco.

Bertusi ha scritto il soggetto con Veronica Raimo, la sceneggiatura con Valentina Gazzoni e Tommaso Arosio. Anche il video di animazione è nato dal lavoro congiunto di più mani – un team internazionale di artisti tra Modena (Delumen), Milano (Matteo Manzini) e il Canada – e vede la commistione di diverse tecniche, dal 2D, al 3D, alla scansione a 360° del viso e del corpo di Vasco per trasformarlo in cartoon (come avviene per le grandi star di Hollywood!).

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