La giustizia di comunità, quella che accoglie, con misure alternative personalizzate, chi ha commesso un reato, facendosi carico del suo reale reintegro sociale, è la strada maestra per abbattere la recidiva, evitare gli effetti criminogeni della carcerazione e abbattere i costi derivanti da una visione carcero-centrica. Se n’è parlato nel corso dell’appuntamento con gli studenti delle classi quinte A/C/P del Liceo Scientifico “Antonio Pacinotti”, nell’ambito del progetto “RiflettereRieducareReinserire per una Giustizia Riparativa” promosso dai Consigli di Classe e coordinato dalle prof.sse Orietta Sanna e Claudia Vanna. All’incontro sono intervenuti Guglielmo Sacco, Direttore dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (UEPE), la funzionaria assistente sociale Nicoletta Atzeni, Stefano Podda in rappresentanza della Polizia Penitenziaria e Maria Grazia Caligaris, referente dell’associazione culturale “Socialismo Diritti Riforme ODV”.
“La sfida – è stato sottolineato dal Direttore Sacco – è far capire alla società, che con la pancia grida vendetta, che è possibile il reintegro sociale anche per chi ha commesso crimini efferati, ma per raggiungere questo obiettivo è indispensabile la collaborazione della comunità. Ciascuna realtà con il proprio ruolo”.
L’UEPE della Sardegna ha in carico 5.073 persone (a fronte di 2.138 detenuti – 41 donne). Le misure riguardano 3.337 uomini e 308 donne; mentre sono 1.736 (154 donne) le persone sottoposte a indagini o per le quali si chiedono consulenze. Solo il bacino di Cagliari interessa 2.000 persone. Un impegno gravoso a cui contribuiscono assistenti sociali, psicologhe/i, educatori/educatrici e agenti penitenziari.
A mettere l’accento sulla necessità di rispettare e avere consapevolezza delle regole per evitare di entrare nel circuito giudiziario è stata Nicoletta Atzeni soffermandosi in particolare sulle giovani generazioni. “Spesso non ci si rende conto – ha detto – del peso che può avere un solo bicchiere di vino. Basti ricordare che, in caso di incidente automobilistico, anche senza feriti, avvenuto dopo le 22, le Forze dell’Ordine devono impiegare per legge l’alcol test. All’esito positivo dell’esame scatta la denuncia. E dopo una cena con amici è molto facile riscontrare di aver superato i limiti alcolemici. La conseguenza è che persone incensurate improvvisamente devono entrare nel circuito giudiziario, affrontare un processo, sostenere spese legali e disagi. Dal 2014 con la “messa alla prova” e altre misure alternative, come i lavori di pubblica utilità, c’è stata una vera e propria rivoluzione culturale ma il percorso è ancora lungo”.
“In realtà – ha concluso il Direttore dell’UEPE Guglielmo Sacco – il percorso più utile per tutti è lo studio. L’investimento più importante che può essere fatto per costruire una società più equa e giusta, infatti, è quello sull’istruzione, sulla conoscenza, sulla cultura, soprattutto per le giovani generazioni”.
Nel corso dell’incontro, dopo un breve quadro introduttivo di Caligaris, si è sviluppato il dibattitto con diverse domande da parte delle classi che hanno seguito con partecipazione e interesse. Arrivato quasi alle battute finali, il percorso di formazione prevede anche la partecipazione dell’Istituto a una selezione nazionale del Ministero dell’Istruzione e del Merito con la realizzazione di un video. Nei precedenti incontri, oltre alla referente di SDR ODV sono intervenuti Annino Mele e le avv.te Herika Dessì e Maria Grazia Monni.
Fonte: comunicato stampa
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