Franck Kessie, centrocampista del Milan e punto fermo della squadra di Pioli, parla a Sportweek e racconta passato e presente.
Un chiaro punto viene fatto anche sul futuro – è in scadenza coi rossoneri nel 2022 -.
Si parte dal suo tifo milanista: “Sì, da bambino tifavo Milan e andavo matto per Shevchenko. Il Milan era anche la mia squadra alla Playstation. Era facile tifare per loro: a quei tempi vincevano tutto. Quando ho indossato per la prima volta la maglia rossonera non ci credevo. Pensai che avrei dovuto sudare per quella maglia, perché del Milan io ero anche tifoso. È quello che cerco di fare a ogni partita. Giocare la Champions col Milan sarebbe grandioso”.
Leadership – “Se ho qualcosa da dire a un compagno non lo faccio davanti a tutti perché non so come lui possa reagire. Lo prendo da parte e gli spiego. In partita è più difficile, perciò può capitare che cacci un urlo. Se qualcuno cammina gli faccio: “Dai, corriamo che dobbiamo vincere!”. Nelle rappresentative giovanili della mia nazionale, la Costa d’Avorio, sono sempre stato il capitano. Sono abituato a essere il primo a metterci la faccia, in campo e fuori. Parlo con tutti, a cominciare dai più giovani: Hauge, Daniel Maldini. Anche con quelli della Primavera che ogni tanto si allenano con noi, come Mionic”.
Calhanoglu – “Siamo arrivati insieme nella stessa estate di quattro anni fa. Io vado a casa sua, lui viene da me. Ci assomigliamo come carattere. Quando abbiamo il giorno libero stiamo quasi sempre assieme: andavamo al ristorante quando si poteva, a fare shopping al Duomo… Ma frequento anche Bennacer, Meite, Leao, Saelemaekers”.
Contratto – “Ora sono concentrato sul lavoro che dobbiamo finire e che deve portarci in Champions. A fine stagione parleremo col club”.
Pioli – “Quando arriva un nuovo allenatore porta le sue idee e ti chiede cose nuove rispetto a prima. È normale che all’inizio fai fatica. Però abbiamo parlato e parlato, io ho lavorato tanto su di me per capire come dargli quello che voleva. E alla fine ci sono riuscito”.
Tornare grandi – “Per tornare grande al Milan manca la continuità nei risultati. Le grandi squadre non si accontentano mai, vogliono vincere tutte le partite. Questa deve essere la nostra mentalità. Sappiamo che non è possibile vincere sempre, ma dobbiamo provarci. Ma siamo già una grande squadra”.
La 19 a Bonucci – “Lui mi spiegò che era importante, io parlai con Leonardo, con mister Montella, pure con Gattuso che ancora allenava la Primavera… Bonucci era più grande, aveva più esperienza. Ma oggi non so se lo rifarei”.
Gattuso – “Mi diceva di non aver paura di sbagliare, di giocare con la testa più libera. Io sapevo di avere qualcosa dentro che dovevo far uscire. Oggi è più facile perché Pioli ha aiutato la squadra e ora la squadra aiuta me”.
Lo specchio – “Quando mi guardo allo specchio chi vedo? Franck Kessie. E chi è Franck Kessie? Il presidente del Milan”.
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