ROMA – Nel suo primo 25 aprile da premier, Giorgia Meloni affida a una lettera al Corriere della Sera “alcune riflessioni che mi auguro – scrive -possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale nel quale la celebrazione della nostra ritrovata libertà ci aiuti a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia”. Il 25 aprile 1945, prosegue la presidente del Consiglio, segna “la fine della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazista, del Ventennio fascista, delle persecuzioni anti ebraiche”.
“Purtroppo – aggiunge – la stessa data non segnò anche la fine della sanguinosa guerra civile che aveva lacerato il popolo italiano”. E ancora: “Il frutto fondamentale del 25 aprile – prosegue Meloni – è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana. Da quel paziente negoziato volto a definire princìpi e regole della nostra nascente democrazia liberale, esito non unanimemente auspicato da tutte le componenti della Resistenza, scaturì un testo che si dava l’obiettivo di unire e non di dividere”.
Dal 25 aprile, in Italia è nata “una democrazia nella quale nessuno sarebbe disposto a rinunciare alle libertà guadagnate. Nella quale, cioè, libertà e democrazia sono un patrimonio per tutti, vero antidoto a qualsiasi rischio autoritario”. La premier richiama poi la scelta di campo “netta” a sostegno della “eroica resistenza del popolo ucraino in difesa della propria libertà e indipendenza dall’invasione russa”.
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