ROMA – “Non è sostenibile la tesi per la quale la posizione del governo italiano, oggi, al cospetto del mondo che ci guarda, non sia chiara in tema di Ucraina”. Perché a parlare sono “le decisioni e i voti”, e “i voti dicono che, a livello italiano, la posizione del governo è chiara”. Giorgia Meloni replica così alle opposizioni che anche ieri in aula alla Camera, in occasione del secondo round delle comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, non hanno mancato di sottolineare le divergenze in politica estera tra i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani.
Mentre parla, di nuovo, come già nell’aula del Senato, la sedia alla sua destra è vuota. Anche se, a differenza di martedì, ieri il leader del Carroccio si è fatto vedere per dieci minuti, all’inizio della seduta di Montecitorio. Si è accomodato accanto alla premier, intenta ad ascoltare gli interventi in discussione generale, il tempo di un abbraccio, prontamente immortalato dai fotografi presenti in tribuna, e anche di un’esortazione di qualche deputato dall’Emiciclo che ha gridato “bacio, bacio”. Poi via per collegarsi al convegno sulla mobilità organizzato a Bologna e ad incontrare il vicepresidente e ministro degli Affari Esteri del Turkmenistan Rashid Meredov. La premier va all’attacco dell’opposizione.
Sottolinea le “ambiguità” del Pd che “spiega a noi che cosa dobbiamo fare e poi si astiene sull’invio delle armi all’Ucraina” e le divisioni con M5s sulla politica estera: “In alcuni casi, quando io parlo – e in alcuni casi non avevo bisogno di farlo, come nel caso del Ministro Salvini – ma quando io parlo con persone con le quali ho buoni rapporti, riesco a portare a casa dei risultati. Se voi provate a parlare con i vostri alleati del MoVimento 5 Stelle e magari riuscite a fare lo stesso miracolo, l’Ucraina ve ne sarà grata”.
A chi le contesta gli accordi con l’Egitto, Meloni replica che c’è “una piccola differenza tra Abdel Fattah al-Sisi e Vladimir Putin e, cioè, che Vladimir Putin ha invaso una nazione vicina”. Proteste, commenti. La presidente del Consiglio sbotta: “Ragazzi, signori, vi vedo sempre un po’ nervosi…”. L’epiteto non va giù: “Onorevoli, non ragazzi, gentilmente”, si sente dai banchi dell’opposizione. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, le ricorda che “non è un dibattito” e la invita a concludere il suo intervento difendendola: “Facciamo concludere! Non mi sembra che sia stato detto qualcosa di sbagliato”. Meloni chiede scusa: “Chiedo scusa, onorevoli, giovani onorevoli, siete giovani onorevoli. Non vi sono particolarmente simpatica, questo mi è evidente. Preferiscono onorevoli: è giusto ed è corretto. Noi romani ogni tanto diciamo ‘ragazzi’ parlando”.
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