Era il 31 Gennaio del ’91 quando, nelle sale italiane, veniva proiettato per la prima volta Mediterraneo, del regista Gabriele Salvatores.
Scritto da Enzo Monteleone e ispirato dal romanzo Sagapò di Renzo Biasion, è il più fortunato e forse il più amato dei film del regista italiano, conclusione naturale di un racconto cinematografico sul tema della “fuga” inaugurato con Marrakech Express (1986), proseguita con Turné (1989).
Ricordiamo tutti la meravilgia e la sorpresa quando, l’anno successivo riuscì a battere la concorrenza per gli Oscar americani i grandissimo Lanterne Rosse di Zhang Yimou.
Ebbene oggi compie Trent’anni un film che ha certamente appassionato generazioni di italiani (e non solo), semplicemente raccontando la vicenda di una squadra di soldati italiani, un po’ male in arnese, che nel 1941 sbarca in un’isola greca sperduta del mar Egeo dove devono organizzare un presidio nel mezzo dell’arcipelago del Dodecanneso che prima era in mano tedesca.
Mediterraneo è un film di guerra senza mostrarla direttamente, c’è ma non si vede, così come quella guerra interiore che ogni soldato, ormai passato da occupante a prigioniero, sente e elabora dentro se.
Sul film si è detto e scritto tanto, per alcuni critici l’Oscar al film era un azzardo, soprattutto se confrontato all’antagonista di Yimou; resta però una pellicola ricca di spunti, dalla storia in se al mix di drammaticità e commedia sciorinati sempre con cura, per giungere alla forte connotazione dei personaggi/protagonisti, una commistione di patriottismo debolezze italiche che hanno rafforzato quella storia grazie anche alla fotografia più che azzeccata di Italo Petriccione.
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