ROMA – “Matrix Resurrections”, un sequel che non convince nonostante il grande battage pubblicitario che l’ha preceduto. Keanu Reeves indossa di nuovo i panni del mitico Neo nell’atteso, ultimo capitolo della saga fantascientifica di Matrix, iniziata nel 1999. Stavolta il film è diretto dalla sola Lana Wachowski, senza la sorella. “Matrix Resurrections” è il quarto e definitivo capitolo della serie simbolo della cultura cyberpunk più celebre e influente degli ultimi tempi, nata a cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila.
Il lungometraggio, che riprende la narrazione dopo i fatti avvenuti in “Matrix Revolutions” (2003), inizia con Thomas Anderson aka Neo (Keanu Reeves) nuovamente catapultato nel mondo reale, inconsapevole delle verità acquisite nel passato ma tormentato da sogni tormentati e visioni inverosimili a cui non è in grado di dare un senso. Neo teme di essere pazzo e sembra non ricordare molto di quanto accadutogli in precedenza, tanto da incontrare Trinity (Carrie-Anne Moss) e non riconoscerla.
“Matrix Resurrections”, un sequel che non convince
Le visioni e la curiosità di quest’uomo non gli permettono di capire che si trova incastrato in una falsa realtà, perché ogni giorno – per ragioni mediche – assume una pillola blu, che gli impedisce di “aprire la mente”. Da qui l’incapacità di Neo di andare oltre le sue percezioni e aprire la mente. Il prescelto è disorientato ma, nonostante ciò, riesce ugualmente a percepire che gli individui sono schiavi della tecnologia, senza tuttavia capirne realmente il motivo. Neo decide di andare dall’analista (Neil Patrick Harris) per farsi curare, ma l’incontro con alcuni personaggi decisivi e la sospensione della pillola inizieranno a riportarlo alla consapevolezza che ciò che lo circonda non è quel che sembra e gli restituiranno il controllo di Matrix, per andare ancora più in profondità alla tana del Bianconiglio.
“Matrix Resurrections” vede il ritorno della coppia composta da Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss nei panni di Neo e Trinity; al loro fianco Neil Patrick Harris (analista), Christina Ricci (Gwyn De Vere), Priyanka Chopra (Sati), Jada Pinkett Smith (Niobe) e Yahya Abdul – Mateen II (Morpheus). Spicca però, in negativo, l’assenza degli attori “originali” che interpretavano Morpheus e Mr. Smith, ma in generale tutta la sceneggiatura appare vuota e confusionaria, troppo basata sul richiamo ai film precedenti (con tanto di flashback dei primi tre capitoli). Peccato.
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