ROMA – “Io non ho mai istigato nessuno a denunciare, né i medici, né altri. Del resto, da libertaria, non ho mai denunciato nessuno, casomai mi sono autodenunciata perché penso che se una legge non piace si fa una battaglia per cambiarla o si fa disobbedienza civile assumendosene le conseguenze, e non si cerca di eluderla, di aggirarla. Semplicemente, interpellata al volo a margine di un evento che riguardava un altro tema, ho detto un’ovvietà: che i pubblici ufficiali e i medici, come è noto, possono essere fra questi, segnalano eventuali violazioni delle leggi. A ogni professione corrispondono regole specifiche e a maggior ragione questo vale per un medico, per la particolarità e la delicatezza del rapporto di cura. Non a caso, per i medici, il Codice penale prescrive sia la segnalazione della notizia di reato, sia un’eccezione nel caso in cui il paziente possa avere conseguenze penali. È un dilemma che i medici affrontano da sempre, a nessuno però verrebbe in mente di parlare di delazione quando i medici esercitano questa responsabilità di fronte per esempio a sospetti casi di violenza, di abuso su minori, di incidenti sul lavoro o ancora di obbligo vaccinale o di traffico di organi”.
Lo ha detto la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, rispondendo durante il question time a una interrogazione del deputato Riccardo Magi sulle dichiarazioni relative ad asseriti obblighi per i medici derivanti dalla recente normativa in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all’estero. “La verità che il quesito di oggi conferma è che l’utero in affitto da alcuni non è percepito come un reato e nemmeno come un disvalore”, ha proseguito la ministra, aggiungendo che “mi fa piacere informare l’onorevole Magi che la nostra legge è stata salutata invece con entusiasmo, per esempio, dalle reti internazionali del femminismo abolizionista, che ritengono, come la Cassazione e come la Consulta, che la maternità surrogata sia un orrore e quindi che la nostra legge sia un atto di grande civiltà”.
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