ROMA – In scena nei teatri di tutta Italia “Quasi amici”: il celebre film di Eric Toledano e Olivier Nakache è interpretato da Massimo Ghini e Paolo Ruffini per la regia di Alberto Ferrari. ‘Quasi Amici’ è una storia importante, di quelle storie che meritano di essere condivise e raccontate. Anche con il linguaggio delle emozioni più profonde: quello teatrale. Un adattamento per il teatro del soggetto e della sceneggiatura di ‘Quasi amici’ è affascinante perché permette di dilatare, in drammaturgia teatrale, quelle emozioni che nascono per il cinema con un altro linguaggio. Emozioni che devono irrobustirsi però con parole e simboli precisi sul palcoscenico per poter rimandare tutti noi a un immaginario condiviso con il quale far dialogare il proprio.
Ed è straordinario raccontare ancora più nell’intimità delle parole, degli scambi, delle svolte narrative, delle luci, dei movimenti, che solo una drammaturgia teatrale può cogliere e restituire, dando il senso profondo di una grande amicizia in fieri. Un uomo molto agiato, ricco, molto ricco, troppo ricco, intelligente, affascinante; un uomo che vive di cultura e con la cultura vive, che si muove e conquista e soddisfa il proprio ego narcisistico con il cervello più che con il corpo.
Un uomo a cui il destino ha voluto, per contrappasso, relegare a solo cervello, facendolo precipitare con il parapendio e fratturandogli la quarta vertebra cervicale e riprendendosi il corpo. Quel corpo, che era solo un bagaglio della mente, ora nell’assenza, diventa il fantasma di un’identità da inseguire e recuperare. E un altro uomo che entra ed esce di galera, sin da ragazzino, svelto, con una sua intelligenza vivace e una cultura fatta sulla strada e nei film di serie b. Ma decisamente smart. Un uomo che preferisce porre il suo corpo avanti a tutto e lasciare il cervello quieto nelle retrovie.
Un corpo che, da subito, ha cercato di farsi strada nelle periferie degradate, in cui un’incertezza diventa come in natura, essenziale per determinare il proprio posto nella catena alimentare. Un predatore che in realtà è una preda delle proprie debolezze. Un uomo che si è privato della carica del cervello che avrebbe potuto essere per lui determinante. Questi due uomini si incontrano per un caso e questo caso farà sì che diventino uno per l’altro indissolubili, l’uno indispensabile alla vita dell’altro e lenitivo alla ferita fatale che ognuno ha dentro di sé.
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