I fenicotteri sono il simbolo delle zone umide di Oristano, piacciono a tutti, li troviamo su magliette, cartoline, perfino nelle insegne di bar e pizzerie. Ma spesso muoiono banalmente per un invisibile filo di nylon usato per la pesca. Negli ultimi anni La Lipu ha recuperato varie volte fenicotteri intrappolati da lenze abbandonate. Purtroppo, non sempre con successo. E così è accaduto anche stavolta.
Tutto inizia una decina di giorni fa, per la precisione il 6 febbraio. Viene segnalata alla Lipu che a Marceddì una femmina di fenicottero era aggrovigliata ad una lenza dalle zampe fino ad arrivare al collo, impedendole probabilmente di alimentarsi. Una volontaria lo ha seguito e monitorato per giorni, comunicando giornalmente ogni variazione. “Una mattina – scrivono dalla Lipu di Oristano – le condizioni sembravano essere nettamente peggiorate, il collo appare ingrossato: decidiamo di intervenire, come abbiamo fatto tante altre volte.
Si pensa di entrare nelle acque basse della laguna e di arrivare nuotando a pelo d’acqua col supporto della barca del giovane pescatore Fabio. Ci organizziamo per la sera del nove. E’ una serata piuttosto fredda. Marco e Gabriele jr. si preparano per entrare in acqua mentre Andreina, Franco e Gabriele sr. garantiscono il supporto sulla riva. Il recupero presenta da subito notevoli difficoltà. Marco e Gabriele restano immersi in acqua per oltre mezz’ora schermati dalla barca. Il fenicottero si invola cento metri più avanti. Si tenta ancora più volte ma ormai sono le 19:00 e la fatica e il freddo si fanno sentire.
Valutiamo altri tentativi di recupero, poi comunichiamo telefonicamente col veterinario Paolo Briguglio che ci consiglia di aspettare un momento di maggiore debolezza del fenicottero che ne renda possibile il salvataggio. Ci guardiamo negli occhi, ci sentiamo stanchi e impotenti. La frustrazione di lasciare il fenicottero intrappolato da quel groviglio di nylon è molto grande, ma per ora aspettiamo. Emerenziana, la nostra volontaria, continua a monitorarlo nei giorni successivi tenendoci sempre aggiornati.
La mattina del giorno 16, ormai una decina di giorni dopo i primi avvistamenti, lo trova immobile nel fango e lo recupera portandolo immediatamente alla clinica veterinaria dove il fenicottero muore il giorno dopo.
Nonostante anni e anni di esperienze di recuperi, non sempre andati a buon fine, questa vicenda ci ha profondamente segnati: non ci abitueremo mai alle terribili conseguenze di comportamenti umani sconsiderati. L’abbandono (a volte inconsapevole) di reti e lenze, talvolta con ami, provocano spesso la morte di uccelli e altri animali selvatici, come piccoli mammiferi o tartarughe marine. Ecco perché abbiamo voluto raccontarvi questa storia, per denunciare ancora una volta il fenomeno – come abbiamo fatto decine di volte solo negli ultimi anni – e per condividere con voi la frustrazione che proviamo.
I fenicotteri sono un simbolo, ma con la loro bellezza ed eleganza – che li rende molto fotogenici e adatti ad essere usati appunto su gadget di ogni tipo o nelle pubblicità – rischiano di distrarre dalla realtà. E la realtà è che l’essere umano continua ad avere un impatto dannoso su ecosistemi preziosi, uccidendo con la sua sola presenza decine centinaia migliaia di altri esseri viventi. La salvaguardia di questi ambienti significa evitare la morte inutile non solo dei fenicotteri, ma di molti altri animali.
Noi, come Lipu Oristano, abbiamo provveduto a segnalare il fenomeno dell’abbandono di lenze e altri strumenti simili alla Capitaneria di Porto, al Corpo Forestale e ai sindaci. Continuiamo a denunciare questo tipo di avvenimenti in tutti i modi possibili, ma le cose non sembrano cambiare. A distanza di dieci giorni dal primo avvistamento avevamo sperato di riportare il “nostro” fenicottero in laguna, dove un gruppo di una ventina di esemplari sembrava aspettasse il suo ritorno. Così non è stato.
Ringraziamo tutti i nostri volontari Lipu che per giorni sono stati impegnati nel monitoraggio e nel recupero del fenicottero, immergendosi al buio nelle fredde acque della laguna, sottraendo tempo al lavoro e alla famiglia per pura passione. E si ringraziano anche i veterinari per aver provato a curare l’animale, ormai troppo compromesso.”
Fonte: comunicato stampa
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