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Manu invisible: quando la street art diventa strumento per veicolare emozioni

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Manu Invisible è un artista sardo che ha saputo trasformare la sua passione in un lavoro, apprezzato in tutto il mondo.

Di lui si conoscono pochi dettagli privati.

Cresce a San Sperate, un paese a circa 20km da Cagliari ed è qui che all’età di 9 anni si avvicina per la prima volta al mondo dei graffiti; una scritta veloce sui muri del suo quartiere risulta essere il primo disegno artistico di un ragazzo che, attraverso l’arte di strada, darà voce alle emozioni di tante persone.

“Arte di strada” è un nome riferito a quelle forme di arte che si manifestano in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: bombolette spray, adesivi artistici, arte normografica, proiezioni video, sculture ecc…

Le motivazioni che spingono tantissimi giovani a intraprendere questo percorso non canonico dell’arte possono essere molto varie. Per alcuni è una forma di critica verso la proprietà privata, rivendicando le strade e le piazze; per Manu Invisible, invece, l’arte di strada diventa un modo per comunicare temi di interesse sociale.

L’artista studia a Cagliari e consegue il diploma al liceo artistico; è proprio negli anni del liceo che conosce alcuni dei writer più importanti della città con cui condivide diverse esperienze giovanili.

I suoi studi proseguono autonomamente, indagando e sperimentando continuamente la pittura, gli strumenti ed i mezzi a disposizione per creare la sua arte lungo le pareti dei muri, lungo le strade che diventano la superficie più adatta per esprimersi.

Tramite specifici corsi nelle botteghe italiane, Manu Invisible si avvicina alla tecnica dell’affresco: una pratica che inserita all’interno del contesto di arte urbana permette di creare opere più durature.

Nel 2010 capendo che il riconoscimento di un artista richiede molto tempo e soprattutto un importante lavoro di marketing, inizia a lasciare opere un po’ ovunque riuscendo a catturare l’attenzione verso il suo lavoro.

Il suo nome compare sui muri della Sardegna e successivamente di Milano dal giugno del 2010, ma i suoi primi lavori risalgono al 2002. Dal 2007 collabora con la Fondazione Domus de Luna, prima nel carcere minorile di Quartucciu, poi nella rinascita di una periferia abbandonata di Cagliari. Nel 2015 partecipa alla collettiva “Wall Elements & Walls of Milano”. Nel luglio dello stesso anno è uno dei due italiani a partecipare al festival internazionale “Upfest” a Bristol, evento in ambito street art più grande in Europa.

Nel 2016 svolge dei corsi privati di affresco, entrambi a Firenze (uno presso l’Accademia del Giglio, l’altro presso la Bottega del Bon Fresco del Maestro Massimo Callossi).

Nel marzo del 2017 porta a termine l’opera “Influence” nel quartiere di Camden Town a Londra, grazie all’agenzia di street art Global Street Art. Nel giugno del 2017 realizza due opere pubbliche in Bosnia. Nel marzo 2018 porta a termine due sue opere con tecnica ad affresco tradizionale all’interno dell’ Università di Cagliari  presso la Facoltà di Scienze Umanistiche.

Sempre nel marzo 2018 viene chiamato come unico artista internazionale a far parte del progetto “Les jeunes s’exposent” realizzando una sua opera sulla facciata del Liceo Carnot Bertin a Saumur in Francia.

Ormai è semplice trovare le sue opere in giro per le strade; è sicuramente più difficile incontrare l’artista che nel nome Manu Invisible, riflette il suo modo di vivere; un’artista sconosciuto, il cui viso non viene mai rivelato e che mantiene l’anonimato per salvaguardare la propria sfera personale.

“Manu è il mio nome da sempre, Invisible è una parola molto semplice da tradurre e significa invisibile. Il concetto di invisibile è legato alla metodologia di lavoro che utilizzo: di notte, al buio, nascosto nell’ombra illuminata solo dalla luce riflessa dalla luna e vestito di nero.”

Lavorare di notte è sicuramente più complicato, ma per un writer è normale: dovendo agire nell’anonimato, il buio è un fido compagno di avventure.

“Quando possibile, mi aiuto con un proiettore per illuminare leggermente la porzione di muro su cui andrò a dipingere, utilizzando diversi attrezzi: rulli, pennelli, fino alle classiche bombolette.”

Durante le performance, Manu Invisible indossa sempre una maschera nera; si tratta di una maschera in plastica autoprodotta: una trasposizione geometrica e materiale della buia notte ispirata al codice d’onore dei samurai. Una maschera è l’oggetto che meglio riesce a rappresentare il suo pensiero artistico.

Oggi Manu Invisible ha raggiunto uno degli obiettivi che tutti gli artisti si pongono: far sì che il proprio nome sia associato ad uno stile e che quindi questo venga riconosciuto facilmente.

La sua tecnica si ispira alla street art, ma si differenzia da questa per la scelta di inserire parole dall’alto valore simbolico in contesti urbani fatiscenti e strade a scorrimento veloce.

Manu Invisible si fa ispirare dalle persone che lo circondano, dal territorio e dalla vita di tutti i giorni.

La ricerca della parola da rappresentare non è mai banale e, per questo, indaga, studia ed ascolta.

La parola si trasforma in allegoria di un messaggio che deve arrivare forte e chiaro al fruitore dell’opera. La nascita di un’opera è un percorso che richiede tempo: non tanto per la realizzazione, poiché questa avviene solitamente in 2-7 giorni, quanto più per la ricerca della parola.”

Manu Invisible sfrutta soprattutto i muri sulle strade a scorrimento veloce. Questi spazi sono privilegiati per poter avere un dialogo diretto con il fruitore: un messaggio rapido e veloce, che dura il tempo del passaggio in automobile, ma che rimane stampato in testa.

“Nasce tutto da qualcosa da dire su un concetto, un avvenimento o una vicenda. Successivamente l’idea si sviluppa su bozza digitale. A questo punto, una volta scelta la superficie per le sue dimensioni e la sua visibilità, parte la fase di realizzazione, che la maggior parte delle volte si conclude documentando tutto il processo con uno short video, che possa rimanere a testimonianza dell’intervento.”

Grazie ad artisti come lui, la street art oggi è vista sempre meno come un fenomeno riconducibile o assimilabile al vandalismo, ma come una forma d’arte che non può prescindere dal suo elemento saliente, ovvero la subalternità alle regole.

La sua arte è stata spesso oggetto di discussione e spesso di disprezzo; processato 5 volte è sempre stato assolto. Un processo in modo particolare ha fatto la storia delle situazioni a cui periodicamente vanno incontro i writer.

Nel 2011, da non troppo tempo a Milano, Manu Invisible decide di pitturare su un muro di proprietà di Trenitalia senza permesso. Viene quindi fermato e processato con l’accusa di deturpamento ed imbrattamento di cose altrui.

Dopo anni di battaglie (1°, 2° grado e cassazione), viene assolto: gli viene riconosciuto l’intento artistico e la ricerca di rivalorizzazione di un’area quasi in disuso. Si tratta di una sentenza storica poiché la street art viene effettivamente considerata arte da un tribunale.

L’ultima sua opera “Vibes” è l’omaggio al giovane Gianmarco De Agostini, il surfista morto di incidente stradale alcuni mesi fa.

Ho scelto che le lettere cubitali che rappresentano la sua passione e quella di chi gli sta vicino, stiano per sempre sulla cresta dell’onda.

Ho scelto il colore smeraldo, che si fonde con quello dello zaffiro, perché é così che le persone ricordano il suo sguardo e, questa, rimarrà sempre la sua raffigurazione: accerchiato dalle nuove, piccole e tenere generazioni che coltivano gelosamente la sua stessa disciplina.

Scesa la notte, una luce ha illuminato il suo volto.

Manu Invisible non lascia mai nulla al caso, come in quest’ultima opera pensata per esprimere la gioia di chi del mare ha goduto le onde straordinarie.

Le linee e la naturalità coinvolgono naturalmente, creando lo stato d’animo in cui esplode la passione.

La sua opera non risulta soltanto un ricordo ma un’emozione sospesa da cui traspare il grande cuore dell’artista.

Un artista sardo ormai affermato nel panorama internazionale capace di ascoltare, di esprimere e di valorizzare i sentimenti di chi si rivolge al suo lavoro e alla sua arte.

di Stefania Cuccu

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