La pandemia da coronavirus ha fagocitato tutte le storie legate alla sfera della sanità che sono passate in secondo ordine. Purtroppo non si piangono solo i morti da virus ma molte famiglie devono affrontare altre situazioni altrettanto difficili. Come la mamma di Michele (nome di fantasia NdR) che ha potuto finalmente riabbracciare suo figlio, dopo aver chiesto con coraggio e determinazione le sue dimissioni dalla Comunità ad alto contenimento in cui era rinchiuso. La triste storia di Michele – cittadino straniero – ha inizio alcuni mesi fa, con l’insorgere e il manifestarsi di alcuni disagi personali. La mamma, preoccupata, decide di chiede consiglio e supporto ai Servizi Territoriali; ma questi, invece, lo avviano ad una carriera da malato psichiatrico. Nonostante sia stata la madre a chiedere aiuto ai Servizi Sociali, il Tribunale, con un decreto, sottrae alla mamma la responsabilità genitoriale e trasferisce il ragazzo in una struttura psichiatrica ad alto contenimento per minori: un “manicomio per bambini”.
In comunità, a Michele viene sottratto il cellulare. Non può comunicare con la mamma se non per pochi minuti via telefono. È sedato pesantemente: è ridotto a una larva. È allora che – alcune settimane fa – la mamma si rivolge a Vincenza Palmieri, fondatore del Programma Vivere Senza Psicofarmaci, per essere aiutata a liberare suo figlio.
La Professoressa prende immediatamente in carico la famiglia; segue assiduamente la mamma e la sorellina sostenendole professionalmente, umanamente e costruendo, insieme a loro, la giusta strategia per poter uscire dall’incubo nel quale tutti e tre erano intrappolati.
Indispensabile il coinvolgimento del Dipartimento Tutela Minori del CCDU proprio per l’abuso psichiatrico e per la violazione dei Diritti Umani, e dell’avvocato Rossiello del Foro di Verona. Il Dipartimento Tutela Minori, attivatosi, ha fornito il supporto logistico e formativo, e i volontari necessari nelle diverse fasi.
“Al di là del lavoro svolto da ognuno nel costruire i passaggi determinanti che hanno portato all’esito finale, – si legge nel comunicato – come Comitato non possiamo che essere più soddisfatti per liberazione di un altro ragazzino e come descrive Vincenza Palmieri nel suo ultimo libro, La Filiera Psichiatrica in Italia (Armando Editore, 2020): “L’intero Sistema si regge, in un modo o nell’altro, su di un abuso diagnostico: per questo è molto vero che ogni volta che liberiamo un bambino da una diagnosi di ADHD, o che portiamo un adolescente fuori da una Casa Famiglia ad Alto Contenimento, sferriamo un colpo fortissimo al meccanismo di cui esso si alimenta […] Ogni volta che liberiamo un bambino, chiudiamo un manicomio”.
In questo momento, il ragazzo, si sta preparando ad incontrare – insieme alla famiglia (sua madre e sua sorella) – la Prof.ssa Vincenza Palmieri, con la quale inizierà un progetto alternativo all’approccio farmacologico e istituzionalizzante a cui era stato destinato.
La costanza di questa mamma coraggiosa ha consentito di vincere una battaglia apparentemente impari. “La sua vittoria – conclude il comitato – è una vittoria per noi e per tutta la società.”
Io sto con i bambini strappati
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