Sembrava si potesse tornare gradualmente alla normalità, ma il Libano è stato nuovamente investito da un’ondata di contagi da Covid-19: i media locali accusano la cattiva gestione dei connazionali “di rientro” dall’estero. I numeri, sebbene abissalmente distanti dai “nostri”, hanno fatto propendere il governo (di comune accordo con il Presidente della Repubblica) per un immediato ritorno all’imposizione del coprifuoco, dalle 19 di sera alle 5 del mattino.
La nazione sta attraversando una grave crisi economica, complice il default (è saltato il pagamento della prima rata da 1,2 miliardi di interessi sul debito pubblico), e l’allentamento delle misure di lockdown è stata la naturale conseguenza delle violente manifestazioni di protesta in piazza davanti alla Banca centrale libanese contro il crollo della Lira, la moneta nazionale, a seguito delle nuove circolari che impediscono i prelievi in valuta statunitense: far tornare a respirare imprenditori e dipendenti sembrava quindi un toccasana.
Purtroppo, ad una sola settimana dalla concessione di riapertura per ristoranti, barberie, saloni di parruccheria, concessionari d’auto, qualche grande supermercato e persino della passeggiata in spiaggia, nella “Nazione dei Cedri” si effettua una brusca manovra di stop con inevitabile retromarcia.
I contagi totali per coronavirus registrati ad oggi da Beirut sono 890.
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