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L’Esercito algerino spara ed uccide ancora i saharawi

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L’esercito algerino ha attaccato due civili saharawi disarmati dai campi di Tindouf nella notte di sabato 20 novembre, provocando un morto e un ferito. I due saharawi presi di mira sono Lakbir Ould Sid Ahmed Ould El Markhi e Mohammed Fadel Ould Chghibine, provengono entrambi dalla tribù Sellam – Rguibat. Il primo è morto mentre il secondo è rimasto gravemente ferito. La sparatoria è avvenuta, come sempre senza alcun preavviso, a cinque chilometri ad ovest dei campi di Tindouf mentre le vittime si trovavano a bordo di un veicolo fuoristrada.

Secondo le ultime notizie, i membri della famiglia Ould El Markhi si rifiutano di recuperare la salma del loro caro che si trova in un deposito che funge da obitorio nell’ospedale della città Tindouf.

Non è la prima volta che un crimine di questo tipo scuote i campi di Tindouf. Questo nuovo crimine si aggiunge alle numerose violazioni commesse dall’esercito contro i profughi indifesi di Tindouf. Negli ultimi 5 anni più di venti vittime Saharawi sono state uccise a fuoco di arma dall’esercito algerino.

Da ricordare che nel suo ultimo rapporto presentato al Consiglio di sicurezza dell’ONU sul Sahara marocchino a metà ottobre 2021, il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha denunciato l’esercito algerino per l’assassinio di altri due saharawi nei campi di Tindouf nell’ottobre 2020. Infatti, Guterres aveva illustrato i report degli esperti delle procedure speciali del Consiglio dei diritti dell’uomo dell’Onu sulle esecuzioni algerine extragiudiziali di questi due saharawi arsi vivi con benzina da parte delle forze armate algerine  vicino al campo di Dakhla in Algeria (non la vera Dakhla marocchina  situata sull’oceano).

Nella loro comunicazione, gli esperti dell’ONU hanno voluto affermare che tali violazioni fanno parte di una tendenza più generale di violazioni sistematiche commesse dall’Algeria nei confronti delle popolazioni sequestrate nei campi di Tindouf e dei minori migranti. Gli esperti Onu deplorano in particolare che la repressione e le pratiche discriminatorie nei confronti di queste popolazioni sono aumentate durante la pandemia della COVID-19 nei campi di Tindouf.

Visto il clima dell’isolamento totale dal mondo che regna nei campi, gli esperti in materia di diritti umani hanno ribadito che le famiglie delle vittime non hanno diritto o possibilità di avviare procedimenti giudiziari presso tribunali algerini e peggio ancora non osano denunciare tali violazioni alle autorità algerine per timore di rappresaglie.   “Oltre all’isolamento totale dal mondo dei campi di Tindouf, le famiglie delle vittime non hanno diritto di avviare procedimenti presso tribunali algerini e non osano denunciare tali crimini alle autorità algerine per timore di rappresaglie“.

di Belkassem Yassine

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