Rinvenuto tra le macerie dei magazzini de Su Pranu, il simulacro, è stato subito portato nella sacrestia dell’Antica Tonnara spagnola. L’elevato tasso di umidità e di salinità assorbiti in tanti anni non hanno aiutato a mantenere la statua in condizioni ottimali seppure essa fosse protetta da un sacco nero.
“Bisogna fare un passo indietro nel tempo, – commenta Leo Basilio Pusceddu, presidente di Sardinian Events, – per capire il perché di questo fatto. Siamo negli anni ’50 quando vivaci sbarbatelli senza pensare al valore storico ed affettivo della statua, si divertivano a portare il simulacro simulando la processione e così fu inevitabile, visto il peso della statua, la caduta di uno di quei ragazzi e di conseguenza la rottura di varie parti della statua. Il parroco di quel tempo, a poche settimane dalla festa del Santo, acquistò quindi un simulacro in resina molto più leggero di quello in gesso, con minor fatica per il trasporto da parte dei portantini.
Accantonata per anni, solo nel 2012 la statua viene data in consegna dal Parroco don Antonio Carta a Ignazio Alberto Cherchi, per gli amici Chicco dell’Associazione Culturale Sardinian Events. Le prime verifiche della statua di Sant’Antonio, mostrarono un unico blocco di gesso che presentava parti mancanti come il busto, braccio e mano destra, i gigli, il rosario appeso al cingolo ed ancora la testa del bambino con ambedue le braccia rivolte al Santo e parte della bibbia, segno iconografico che identifica il ruolo di Dottore della Chiesa.
“Nella parte superiore il busto,- aggiunge Pusceddu, – è stato deterso dalla salsedine e dalle parti instabili, mentre nelle parti ancora in buono stato sono stati rimossi strati di pittura. Il gesso alabastrino è stato il materiale più indicato, tenuto conto di un elemento usato negli stucchi di esterni che resiste alle intemperie e al sole. Così sono riapparse tutte le parti ammaccate e mancanti: mai si pensò a questo miracolo.
Ultimati gli interventi di restauro si passò al colore. Dagli elementi emersi risulta che la statua è di ottima e pregevole fattura e che il restauro ci mostra un Sant’Antonio da Padova che non conoscevamo per cui potremo andar fieri del fatto che i nostri antenati hanno venerato il Santo dei pescatori.
“Un compito faticoso, ma allo stesso tempo gratificante curato da Chicco Cherchi, – commenta ancora Leo Basilio Pusceddu, – mentre il progetto e il finanziamento della statua è stato seguito da Sardinian Events, associazione culturale per la tutela e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e delle tradizioni locali. Il giorno 13 di giugno del 2013, in occasione della festa del Santo, il Simulacro è stato benedetto e ricollocato nella sua sede originale alla presenza di autorità civili e religiose oltre a numerosi devoti”.
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