Quando si parla di un personaggio come Diana Spencer, o Lady Diana come ormai tutti continuiamo a chiamarla, si attraversa sempre un mare in tempesta, per il carisma che si porta dietro il suo nome. Oggi, 31 agosto, ricorre il ventitreesimo anniversario della tragica morte della principessa triste, come veniva spesso definita quando, dopo un pauroso incidente, coperto ancora da strati di polvere, dove perse la vita insieme al compagno Dodi Al Fayed. Accadde tutto in una notte di fine estate, dopo le 00:23 quando la Mercedes S280, forse inseguita da un’auto con a bordo alcuni paparazzi, si schiantò nel tunnel dell’Alma a Parigi, causando la morte di tutti tranne della guardia del corpo Trevor Rees-Jones.
Indiscussa regina di stile (indossava magnificamente abiti firmati Giorgio Armani), principessa vicina alle persone, da sempre respingente verso i rigidi protocolli di corte dei Windsor, riuscì nell’impresa titanica di cancellare un’usanza in piedi dal 1662 nella chiesa anglicana, quella che voleva nei voti matrimoniali la parola “obbedienza” della moglie verso il marito: “prometto di amarti e obbedirti, finché morte non ci separi”. Per un regno tra i più conservatori e in una famiglia all’epoca ancora arroccata ai retaggi più da ancien regime che da monarchia illuminata, fu un colpo ben assestato da Diana, specchio della personalità decisamente influente e mai convenzionale. Ma quella di oggi sarà una ricorrenza diversa dal normale, perchè mai in 23 anni i fratelli William e Herry avevano passato questo momento separati e lontani.
L’acredine tra i due, forse scaturito da alcuni giudizi espressi dalla coppia Harry e Megan nei confronti William e Kate, apparsi nel libro Finding Freedom degli ex duchi di Sussex, sembra essere un muro invalicabile, nonostante la nonna Elisabetta II stia provando a ricucire uno strappo troppo vistoso da far riempire quotidianamente i tabloid britannici. Sembra non esserci mai pace, anche da defunta, per la principessa del popolo che da aspirante regina si era ritagliata un ruolo da protagonista laddove non vi era spazio se non per la corona e nulla più.
Uno scrittore e grande pedagogo inglese dell’800, Charles Dickens, una volta disse che “Ci vogliono venti anni a una donna per fare del proprio figlio un uomo, e venti minuti a un’altra donna per farne un idiota.” Sembra quasi profetico, dal momento che le tante indiscrezioni (e molte certezze) fanno emergere un quadro chiarissimo, ossia tutto il lavoro fatto da una grande donna come Diana appaiono quasi compromessi ora che la rivalità (maldestramente celata) tra le mogli dei due principi sono alla base di questo gelo tra i due fratelli da sempre uniti. Lasciamo quindi ogne speranza, come direbbe Dante, alla donna per eccellenza di casa Windsor, la Regina Elisabetta II, colei che da 63 anni ha sempre saputo cosa dire e fare nel momento più opportuno, senza ma ispegnersi Like a Candle in The Wind.
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