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La rivoluzione targata Facebook

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Facebook continua a rivoluzionarsi.

Dall’inizio dell’anno gli inserzionisti si stanno imbattendo in messaggi come “account pubblicitario disabilitato” o “account con accesso limitato”.

La motivazione è abbastanza semplice: lavorare in sicurezza da casa è complicato, i dipendenti non sono in possesso dei super-computer aziendali.

Quindi si è fatto più affidamento sull’algoritmo. Algoritmo di base imperfetto che in alcuni casi interpreta ‘male’ un determinato messaggio.

E, nel dubbio, blocca un account.

Solo che, a causa dei pochi recensori umani, i tempi per la richiesta di una ‘revisione’ sono raddoppiati.

Un mese di attesa, per chi lavora di retargeting, è un tempo insostenibile.

Ogni account pubblicitario “personale”, non verificato tramite carta d’identità, rischia la sospensione in via precauzionale perché Facebook lo interpreta come un fake.

L’identità degli inserzionisti diventa fondamentale quando la piattaforma si trova a combattere la propaganda di odio e disinformazione.

Purtroppo questo succede perché troppe agenzie pubblicitarie hanno creato account fasulli e sacrificabili al fine di mettere in piedi alcune promozioni al limite delle regole.

Allora Facebook ha sparigliato le carte in via definitiva.

Il popolare social network ha già fatto sparire i like dalle pagine, lasciando soltanto i follower. È finito il tempo dei “mi piace” in vendita un tanto al chilo.

Poi, è notizia recente la disattivazione totale del tool Analytics entro il 30/6.

Diminuirà la visibilità dei post organici delle pagine e l’investimento economico delle aziende, anche solo per raggiungere gli interessati, dovrà aumentare.

Inutile negarlo: la forza economica travolge persino i social.

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